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Video intervista. Fabrizio Gifuni, con il suo “studio” sugli scritti di Aldo Moro, scuote le coscienze al Palacongressi di Agrigento

UNA PERFORMANCE CARICA DI EMOZIONE E PASSIONE CHE APRE CON LA FORZA PROROMPENTE DEL TEATRO LA RASSEGNA VOLUTA DAL PARCO ARCHEOLOGICO VALLE DEI TEMPLI. NOSTRA VIDEOINTERVISTA A GAETANO ARONICA, DIRETTORE ARTISTICO DELLA STAGIONE “PALACONGRESSI FESTIVAL”.

La scena è lui. Nello scarno silenzio di un immenso palco Fabrizio Gifuni entra con passi misurati che sembrano già lasciare l’impronta nella polvere del tempo.

Introduce l’argomento del monologo, spiega brevemente il contesto storico, e riassume la vicenda del rapimento di Aldo Moro e le sue conseguenze sulla politica e sulla storia d’Italia del tempo. In una opportuna “forma” didascalica, racconta le circostanze in cui Moro ha scritto le lettere e le polemiche conseguenti sulla loro autenticità.

Poi inizia il monologo. L’attore cede il posto al personaggio e tutto si fa parola. L’attore si annienta al punto da non cercare il consenso del pubblico. Fabrizio Gifuni riesce a creare una atmosfera coinvolgente in un silenzio teatrale “attivo”. Ogni spettatore ha la sensazione di essere da solo con “Aldo Moro”. L’attore non c’è. Le parole di Aldo Moro, la sua voce, penetrano all’interno dell’anima passando per lo stomaco con un pugno.

Una lettura, quella di Fabrizio Gifuni, senza respiro ma con “passione”. La stessa passione figlia del patimento, del dolore. E tutto, nell’ampia sala teatrale del Palacongressi di Agrigento, partecipa al dramma di un uomo che sa di “vivere” la propria fine.

Grande teatro che, grazie a Fabrizio Gifuni” diventa “lectio magistralis”. Ed Agrigento merita questo.

Gaetano Aronica è molto soddisfatto del successo di questa iniziativa “Non ci aspettavamo un successo così evidente -dice con una punta di orgoglio- Grazie alla lungimiranza del Parco Archeologico e del suo Direttore Arch. Roberto Sciarratta, siamo riusciti a restituire alla citta e al territorio lo splendore del Palacongressi con un contributo determinante in termini di Cultura”.

(Calogero La Vecchia)

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