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Roberto Di Falco, morto nella sparatoria di Villaggio Mosè, viene descritto come una persona per bene

Di Paolo Picone. 

Il commerciante viene descritto come una persona per bene. Ora si cercano elementi per capire la tragedia

Aveva perso da pochi mesi una figlia disabile. La vita di Roberto Di Falco, il commerciante palmese rimasto ucciso nella sparatoria avvenuta ieri nel tardo pomeriggio al Villaggio Mosè di Agrigento, non era stata facile. Per molti anni aveva lavorato col padre nel commercio di prodotti alimentari, poi aveva deciso di occuparsi della compravendita di autovetture ed aveva aperto un esercizio commerciale al chilometro 212 della strada statale 115 tra Palma di Montechiaro ed il Villaggio Mosè. leri, accompagnato da altre due persone, che al momento risultano irreperibili, si è recato nell’autosalone concorrente di Lillo Zambuto, con una pistola. Che si è inceppata. La Procura di Agrigento, con il procuratore Giovanni Di Leo, ha aperto un fascicolo d’inchiesta che mira anche a capire quale dei due figli di Zambuto nella colluttazione abbia fatto fuoco all’indirizzo della vittima, colpendola all’addome e causandone poi la morte, avvenuta in ospedale ad Agrigento. Una persona è stata fermata dalla polizia ma non è stato chiarito se si tratta del commerciante o di uno dei suoi due figli. La notizia della morte di Roberto Di Falco si è subito sparsa a Palma di Montechiaro dove tutti conoscono tutti. Chi lo ha conosciuto parla della vittima come una persona perbene, dedito alla famiglia. Recentemente aveva vissuto il dramma della morte della figlia disabile minorenne. Una scomparsa che lo aveva provato particolarmente. Ed ecco che si era dedicato anima e corpo alla sua attività di rivendita di veicoli, con un parco auto notevole, in piena concorrenza con l’autosalone di Lillo Zambuto, distante pochi chilometri dal suo. Cosa abbia fatto scattare il raptus non è ancora dato sapere, ma quasi certamente si tratta di questioni di affari. Forse un cliente conteso. O chissà che altro. In ospedale, al San Giovanni di Dio, si sono subito recati i parenti della vittima che hanno letteralmente accerchiato i medici del pronto soccorso in cerca di notizie del loro familiare. Quando è arrivato in ospedale, infatti, Di Falco era ancora vivo. Qualche elemento utile potrebbe venire dall’interrogatorio di Lillo Zambuto, il commerciante che – nelle intenzioni di Di Falco – sarebbe dovuto morire. Zambuto, rimasto leggermente ferito e salvo grazie all’intervento dei figli che hanno prima disarmato Di Falco e poi sparato mortalmente, è stato interrogato dal procuratore capo, Giovanni Di Leo. Top secret sulle sue dichiarazioni. Sul piazzale della chiesa, dove erano esposte le auto della concessionaria, hanno a lungo operato i carabinieri della Scientifica. Un bossolo è stato trovato a terra ed è stato inserito tra i reperti. Ma pare che i colpi sparati siano stati tanti. Al vaglio degli inquirenti anche le immagini del sistema di videosorveglianza a servizio dell’esercizio commerciale «AutoXpassione» di Lillo Zambuto. Su questo aspetto vige il massimo riserbo.

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