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Alice, morta suicida dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo: ammessa la costituzione di parte civile dei genitori

I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, hanno ammesso la costituzione di parte civile dei genitori della 17enne agrigentina, Alice Schembri, che si è tolta la vita due anni dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo e ripresa con i cellulari. La coppia sarà rappresentata dall’avvocato Santino Nora Campo. Sul banco degli imputati – in questo stralcio processuale – siedono due ragazzi: si tratta di Giorgio La Lomia, 27 anni, e Giovanni Contino, 25 anni entrambi di Agrigento accusati di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico. I giudici, dopo avere ammesso la costituzione dei genitori, hanno ammesso i mezzi di prova dei pubblici ministeri, della parte civile e dei difensori degli imputati, gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani. Altri due giovani, di pochi mesi più giovani che all’epoca dei fatti, nel 2015, non avevano compiuto 18 anni, sono imputati davanti al Gup del Tribunale per i Minorenni di Palermo e hanno chiesto la messa alla prova. La ragazza aveva annunciato il suo gesto con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Il corpo senza vita, poi, è stato ritrovato sotto il muraglione della Rupe Atenea, dove si era lanciata nel vuoto. 

La squadra mobile, indagando sull’annunciato suicidio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, e’ risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi che avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorita’ fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti. 

La trasmissione televisiva “Un giorno in Pretura”, storico programma di Raitre condotto da Roberta Petrelluzzi, ha chiesto di poter seguire il processo. Saranno i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, a doversi pronunciare sulla richiesta avanzata dal programma televisivo che da oltre trent’anni segue in presa diretta nelle aule giudiziarie i più noti casi italiani. 

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