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Campobello di Licata. “Questa è la mia terra e io la difendo” festival per il diritto a restare! 

Il 23 e 24 agosto, a Campobello di Licata, si è tenuto il Festival “Questa è la mia terra e io la difendo”. Un progetto che ha l’intento di riaffermare il “diritto a restare”, contrapposto alle allarmanti statistiche secondo le quali il Sud Italia ha perso poco più di mezzo milione di abitanti in meno di 10 anni.

A Campobello di Licata, ha vissuto Giuseppe Gatì, il giovane siciliano a cui il festival è dedicato. La sua storia mescola i temi dell’occupazione giovanile, la voglia di restare nella propria terra e, purtroppo, la sicurezza sul lavoro. Il giovane campobellese ha, infatti, perso la vita all’età di 22 anni a causa di un incidente, folgorato mentre svolgeva la sua attività di casaro. Ciononostante, nel suo continuo attivismo, Giuseppe ha “avuto il tempo” di impegnarsi attivamente, realizzando un blog dal titolo “Questa è la mia terra e io la difendo”.
Oggi, proprio attorno a queste parole, un gruppo di giovani siciliani, ha costruito questo progetto che vuole ribadire il diritto non-scritto di “restare” al sud.
Il Festival si è svolto in due giorni. La giornata del 23 agosto ha visto l’alternarsi di una serie di interventi in seno a tavoli tematici. Accademici, giornalisti, artisti, scrittori e ospiti del mondo dell’imprenditoria, hanno coinvolto circa 200 giovani, per confrontarsi sulle questioni relative alla parità d’accesso ai diritti, all’istruzione e al lavoro.
Nella seconda giornata, il 24 agosto, una grande festa in piazza ha celebrato la “cultura del rimanere”, con la musica e le parole di importanti artisti, locali e non, tra cui Eugenio Cesaro, cantante degli Eugenio in Via di Gioia e Lello Analfino, voce di uno dei gruppi più seguiti del panorama siciliano, i Tinturia.
Al termine della manifestazione, sono state gettate  le basi per la creazione del Centro Studi “Giuseppe Gatì”, un luogo per l’incontro e lo scambio di idee. Una fucina che darà spazio a tutti coloro i quali vorranno continuare a tenere aperta la discussione sui problemi del Sud Italia e in particolare dei suoi giovani, provando a suggerire nuove visioni e nuove soluzioni. Così che forse un giorno si possano aprire anche le serrature più arrugginite, dando ragione a Goethe, che definì la Sicilia come la “chiave di tutto”.

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