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Violenza di gruppo, dialoghi osceni fra gli arrestati: I pugni ci davano e pure gli schiaffi… Schifani: allungare termini di custodia cautelare

Violenza di gruppo a Palermo, Schifani: «Per reati di allarme sociale come questo allungare termini di custodia cautelare»

«Io sono un garantista, la mia posizione liberale è nota agli italiani, ma ritengo che in presenza di reati di allarme sociale in cui la prova è acquisita in modo inoppugnabile, sia sotto il profilo documentale sia sotto quello delle intercettazioni delle conversazioni tra questi ragazzi prima di essere ascoltati dalla forze dell’ordine, a cui va il mio totale plauso, occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva. Lo dico assumendomi la piena responsabilità. Così si impedirebbe che con la scadenza dei termini possano essere presto rimessi fuori e magari ripetere così efferati comportamenti che sono esecrabili e offendono non solo la dignità di una persona, ma anche di una città, di una regione e di un un intero paese». 

Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo oggi pomeriggio a TgCom24, in merito allo stupro di gruppo su una ragazza diciannovenne a Palermo, per il quale sono stati arrestati sette  giovani. 

«Ieri ho preso atto di quanto accaduto – ha detto il governatore – e la costituzione di parte civile credo sia naturale per una Regione che si è data obiettivi di rigore e trasparenza, in particolar modo nei confronti di reati di allarme sociale come questo, per i quali in passato il governo Berlusconi ha aumentato l’entità della pena. Vorrei aggiungere una riflessione su due aspetti. Da un lato, sui tentativi di chiedere aiuto da parte di questa povera ragazza, a cui va la mia totale solidarietà così come ai genitori: bisogna capire se siano stati ignorati o non siano stati compresi. Questo sul piano sociale più che penale. Dall’altro lato – ha aggiunto Schifani – oggi mi ha colpito molto l’intervento del procuratore dei minori di Palermo, dottoressa Caramanna, che ha fondato l’analisi sull’aspetto sociale: si tratta di ragazzi provenienti non da famiglie poco benestanti, da condizioni di indigenza o di semi delinquenza, ma dalla media borghesia. Sono ragazzi a cui manca qualcosa sul piano educativo, dei valori e dei comportamenti».

Dialoghi agghiaccianti e messaggi inequivocabili fra i sette giovani palermitani arrestati ieri (18 agosto)  Palermo. 7 arrestati, violenza sessuale di gruppo. Lei gridava, loro ridevano. Regione si costituirà parte civile  – Giornale Centro Sicilia

Ma compà, ve lo immaginate se spuntiamo nel telegiornale?», commentavano ridendo tra loro nei dialoghi  mentre erano nella sala della polizia giudiziaria in attesa di essere interrogati – Christian Maronia, 19 anni; Elio Arnao, 21 anni, e Samuele La Grassa, 20 anni. I loro amici erano già finiti in carcere per lo stupro compiuto al Foro Italico nella notte del 7 luglio ai danni di una diciannovenne, gli altri pensavano di poter finire come loro.

I sette indagati sono finiti in manette in due riprese. I primi tre il 3 agosto, per ordine del Gip Clelia Maltese: Angelo Flores, 22 anni (che ha spifferato i nomi di tutti); Gabriele Di Trapani, 19 anni; Cristian Barone, 18 anni. C’è pure un minorenne all’epoca dei fatti, R.P., che ha compiuto 18 anni meno di un mese fa.

A incontrare la ragazza al mercato della Vucciria, nella tradizionale zona della movida della città, sarebbe stato Flores, quindi sarebbero arrivati gli altri e, a quel punto, sarebbe scattato il piano, cioè fare ubriacare la vittima per poi approfittare di lei.

Mentre sei dei partecipanti la violentavano a turno e contemporaneamente, Flores avrebbe ripreso tutta la scena con un telefono, probabilmente con l’intenzione di diffondere le immagini. Successivamente avrebbe cancellato il file compromettente per paura che la ragazza potesse denunciarlo.

Alcuni messaggi, che gli autori dello stupro di gruppo si sono scambiati, sono inequivocabili: «Ieri sera se ci penso un po’ mi viene lo schifo. Eravamo 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei film porno», ha scritto uno di loro nella chat comune. Una delle tante frasi oscene.

«Quello che la struppiò (le fece molto male, ndr) è stato Cristian (Barone, ndr)», diceva Samuele La Grassa aggiungendo altri particolari gravissimi: «Vedi che… oltre a questo, i pugni…». Elio Arnao completava il concetto: «Minchia c’era che non ansimava più, faceva ahia ahia…». La Grassa: «I pugni ci davano e pure gli schiaffi… Non respira…».

Si giustificavano in modo ripugnante anche davanti alla madre di La Grassa («Era molto profonda e aperta») mentre Maronia tentava di giustificarsi: «Era eccitata, non è vero…», per poi profetizzare «ora ci mettono tutti nella stessa cella». Lo stesso Maronia, nei messaggi ritrovati nei telefonini, avrebbe riconosciuto che «lei non voleva, faceva: no, basta!», affermazione che suona come un’ammissione di colpevolezza.

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