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Licata, “Breaking bet”: 10 richieste di rinvio a giudizio per giochi e scommesse online illegali

I pubblici ministeri della Dda Gianluca De Leo e Ludovica D’Alessio hanno chiesto 10 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Breaking bet”, condotta dalla Dia di Agrigento, che avrebbe sgominato un giro di giochi illegali per favorire le famiglie mafiose di Licata, Campobello di Licata e Campobello di Mazara. L’udienza preliminare, davanti al gup del tribunale di Palermo Lorenzo Chiaramonte, è fissata per il 21 maggio. Il personaggio principale è il licatese Vincenzo Corvitto, 50 anni, finito in carcere lo scorso 8 novembre quando scattarono gli arresti domiciliari per altri cinque indagati e per quattro furono emessi provvedimenti interdittivi da attività imprenditoriali e professionali. Corvitto è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli altri coinvolti nell’inchiesta: Antonino Damanti, 41 anni, di Licata; Antonio Cardella, 34 anni, di Licata; Angelo Di Marco, 47 anni, di Licata; Salvatore Morello, 40 anni, di Licata; Sergio Cantavenera, 47 anni, di Licata; Salvatore Maria Giglia, 62 anni, di Campobello di Licata; Salvatore Pira, 53 anni, di Licata; Angelica Gentile, 53 anni, di Licata e Carmelo Savarino, 56 anni, di Campobello di Licata. Allo stesso Corvitto, oltre che a Cantavenera, Cardella, Damanti, De Marco e Morello si contesta l’associazione a delinquere per avere gestito un vasto giro di scommesse illegali attraverso l’utilizzo indebito di piattaforme internet straniere. Le altre accuse sono relative alla distribuzione di macchinette per scommesse prive di autorizzazioni.

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