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Soldi e telefoni per non lasciare morire migranti: Pescatori liberi 

Fermati con l’accusa di avere preteso soldi e telefoni cellulari per non lasciare morire 40 migranti a bordo di un barchino alla deriva senza motore, tornano liberi per difetto di giurisdizione. Il giudice, pronunciandosi su un’eccezione dei difensori, dopo avere qualificato il fatto come estorsione, li rimette in libertà perchè l’episodio sarebbe avvenuto al di fuori delle acque territoriali dove, solo in presenza di casi tassativi, le autorità italiane hanno la possibilità di intervenire. L’episodio risale al 18 luglio scorso: un gruppo di 40 migranti, subito dopo l’approdo a Lampedusa, racconta ai finanzieri che alcuni motopesca avevano aggredito gli occupanti di tre barchini in difficoltà pretendendo soldi e telefoni cellulari in cambio del loro aiuto. Al rifiuto avrebbero ostruito la strada e mostrato i coltelli. La procura, per uno dei tre episodi raccontati dai migranti, oggetto di un’indagine lampo dei finanzieri, aveva emesso un provvedimento di fermo nei confronti di quattro componenti dell’equipaggio dell’Assyl Salah. I quattro tunisini sono stati bloccati e portati in carcere con l’accusa di “atti di depredazione”. Imputazione che il giudice ha riqualificato in estorsione. Lo stesso gip Iacopo Mazzullo, tuttavia, pronunciandosi sulla richiesta dei difensori (gli avvocati Rosalinda Mangiapane, Daniela La Novara, Roberto Majorini, Riccardo Gueli, Gianluca Magliarisi e Laura Lo Presti) ha dichiarato il difetto di giurisdizione rimettendoli tutti in libertà.

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