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Inchiesta Girgenti Acque ad Agrigento: prosciolti Miccichè, Scoma e Pitruzzella

Il Giudice per l’udienza preliminare Micaela Raimondo si è pronunciata sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Agrigento nell’ambito della maxi inchiesta denominata “Waterloo”, su Girgenti Acque, la società che per anni si è occupata del servizio idrico in provincia di Agrigento. La Procura guidata da Salvatore Vella, insieme al pool composto dai sostituti Paola Vetro e Sara Varazi, aveva chiesto il rinvio a giudizio di 32 persone e contestualmente il non luogo a procedere per altri 15 imputati. Non sono mancati i colpi di scena. Il Gup ha disposto il proscioglimento di Nicola Diomede, ex prefetto di Agrigento (difeso dall’avvocatessa Monica Genovese) ritenuto dagli inquirenti una delle figure chiave dell’intera inchiesta Waterloo. L’ex prefetto era accusato di aver “salvato” l’imprenditore Marco Campione da una interdittiva antimafia. Il giudice ha invece disposto il rinvio a giudizio, con un articolato e complesso provvedimento, nei confronti di tutti i vertici dell’ex colosso idrico, a cominciare proprio da Marco Campione (difeso dall’avvocato Lillo Fiorello), che tuttavia ottiene il non luogo a procedere per tutti quei capi di imputazione contestati in concorso con gli odierni prosciolti. Per lui, così come per gli ex componenti del consiglio di amministrazione, l’accusa più grave è quella di associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la pubblica amministrazione. Oltre a Campione, il gup ha rinviato a giudizio Pietro Arnone, Silvio Apostoli, Bernardo Barone, Francesco Barrovecchio, Piero Angelo Cutaia, Igino Della Volpe, Diego Galluzzo, Giuseppe Giuffrida, Salvatore Fanara, Ignazio La Porta, Claudio Lusa, Giuseppe Milano,Giovanni Nicolosi, Calogero Patti, Giandomenico Ponzo, Calogero Sala, Pietro e Carlo Sorci, Maria Terrana e Giorgio Vetro, Roberto Violante e Salvatore Vita. Escono dal processo anche alcuni “personaggi illustri” inizialmente coinvolti: l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, l’ex parlamentare Francesco Scoma (entrambi accusati di finanziamento illecito ai partiti) e l’ex Autorità garante del liberto mercato Giovanni Pitruzzella (accusato di associazione a delinquere). Per tutti, difesi dagli avvocati Giuseppe Di Peri, Grazia Volo e Marcello Montalbano, è stato disposto il non luogo a procedere. Non luogo a procedere anche nei confronti dei vertici dell’Arpa di Agrigento, accusati di circa cinquanta violazioni ambientali: si tratta di  Salvatore Montana Lampo, 73 anni (ex direttore Arpa Agrigento); Giovanni Pio Avanzato, 53 anni (funzionario Arpa); Giuseppe Maragliano, 69 anni (dirigente Arpa); Patrizia Scimecca, 63 anni (dirigente Arpa). Tutti sono difesi dall’avvocato Salvatore Cusumano. Proscioglimento “per non aver commesso il fatto” anche per l’ex dipendente della provincia di Agrigento Gerlando Piparo, difeso dall’avvocato Leonardo Marino.

Escono di scena dal processo anche il giornalista Alfonso Bugea (difeso dagli avvocati Nino e Vincenza Gaziano), già a capo della redazione agrigentina del Giornale di Sicilia, l’ex sindaco di Campobello di Licata, Michele Termini (difeso dall’avv. Fiorello), l’ex consigliere comunale di Agrigento, Gerlando Gibilaro, l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, difeso dall’avvocatessa Daniela Posante, per intervenuta prescrizione, e tre carabinieri coinvolti nell’inchiesta: Salvatore Aiola, 63 anni (ex brigadiere Nucleo Radiomobile Compagnia di Agrigento); Leonardo Di Mauro, 61 anni, (ex comandante della stazione dei carabinieri di Aragona); Rino Vella, 42 anni (vice comandante stazione carabinieri Aragona), tutti difesi dall’avvocato Salvatore Pennica.

La Procura di Agrigento, con il pool guidato dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella ed i sostituti Paola Vetro e Sara Varazi –  aveva chiesto 32 rinvii a giudizio e 15 non luogo a procedere. L’accusa ipotizzava una potente azione di lobbying e la creazione di un vasto sistema di corruttele volto ad eludere i controlli degli enti preposti e che avrebbe permesso di operare in regime di monopolio con relativi guadagni e conseguenze importanti anche sull’ambiente dovuta ad una presunta omissione dell’attività di depurazione delle acque. Le contestazioni, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, frode in pubbliche forniture, furto, ricettazione, reati tributari, societari e in materia ambientale.

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