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Licata. Mafia, politica e massoneria: sei condanne diventano definitive

Sei condanne diventano definitive, altre quattro invece vengono annullate con un nuovo processo che si dovrà celebrare davanti ad un’altra sezione della Corte di Appello di Palermo. Questo l’esito del processo scaturito dalle inchieste “gemelle” denominate “Assedio” e “Halycon”, condotte sul campo dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, e dal Ros, che hanno disarticolato la nuova famiglia mafiosa di Licata, che avrebbe pure stretto accordi con la politica e la massoneria deviata, per portare avanti i propri interessi economici e personali.

Due gli imputati immediatamente scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Lo ha disposto la Cassazione. Diventano definitive sei condanne: 20 anni e 4 mesi di reclusione ad Angelo Occhipinti, ritenuto il capomafia di Licata; 8 anni a Vito Lauria, 52 anni tecnico informatico; 8 anni e 10 mesi a Giovanni Mugnos, bracciante agricolo di 56 anni; 2 anni e 6 mesi per favoreggiamento personale aggravato ad Angelo Graci e 2 anni e 4 mesi, invece, per l’elettrauto Marco Massaro, 38 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto. Annullate le condanne nei confronti di Lucio Lutri, 64 anni, funzionario regionale gran maestro della massoneria, e Angelo Lauria, 49 anni, farmacista di Licata. Entrambi, condannati in appello ad otto anni di reclusione. Entrambi sono stati rimessi in libertà. Per loro si dovrà celebrare un nuovo processo. Condanne annullate, limitatamente alla quantificazione della pena, anche per Raimondo Semprevivo, 50 anni, braccio destro del boss Occhipinti e per Giuseppe Puleri, 49 anni, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata, limitatamente al diniego delle circostanzi attenuanti generiche. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche l’ex consigliere comunale di Licata, Giuseppe Scozzari, la cui posizione era stata stralciata. Scozzari, quattro settimane fa, è stato arrestato in seguito alla condanna definitiva a quattro anni e undici mesi di reclusione per scambio elettorale politico mafioso.

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