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Canicatti. Arrestato 38enne: Minacce a luogotenente dei Carabinieri di Caltanissetta 

Misura cautelare personale, arresti domiciliari che al momento sono, in realtà, arresti in carcere in attesa dell’arrivo di un braccialetto elettronico, nei confronti di un canicattinese originario di San Cataldo di 38 anni accusato di aver minacciato gravemente un luogotenente dei carabinieri in servizio al Nucleo operativo radiomobile di Caltanissetta.

Giuseppe Lalomia ha minacciato, anche di morte, un sottufficiale dei carabinieri attraverso il programma di messaggeria Whatsapp senza che mai quest’ultimo ricevesse direttamente o personalmente i messaggi intimidatori.

Giuseppe Lalomia, tempo fa venne coinvolto in una brutta vicenda, per essere stato ritenuto l’armiere di un gruppo criminale che il 20 luglio 2021 a Serradifalco minacciò, sparando numerosi colpi di pistola contro l’abitazione, un avvocato: Maria Giuseppina Giambra. La professionista è finita sotto scorta perché di attentati ad oggi ne ha subiti ben cinque. Per queste vicende sono già state arrestate un paio di persone, tutte di Canicattì che hanno portato all’individuazione di Giuseppe Lalomia quale armiere di questo gruppo e finito in carcere già un anno fa perché trovato in possesso di armi e munizioni nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati all’avv. Giambra. Uscito dal carcere, l’odierno arrestato ha ritenuto di essere finito nei guai per colpa del luogotenente oggi parte offesa. Partendo da questo dato, Giuseppe Lalomia, (difeso dall’avvocato Calogero Meli) secondo quanto contenuto nel provvedimento di cattura, avrebbe escogitato il seguente sistema per minacciare il carabiniere e cioè, avendo contezza di avere i telefoni sotto controllo e che il militare, in ragione del suo servizio conosceva quanto comunicava via whats app, ha pensato bene di  acquistare una nuova scheda telefonica e creare un profilo con il nome del luogotenente intrattenendo una conversazione sul social media che mai letta direttamente e personalmente dal carabiniere. In pratica, Lalomia mandava messaggi minacciosi usando sue schede e suoi cellulari. Insomma, l’arrestato se la suonava e cantava da solo. Ma, gli inquirenti, e il Gip Santi Bologna ha sposato pienamente questa tesi, hanno considerato le minacce (questi alcuni esempi: “Esci le palle e affrontami da civile”; “Ogni giorno che passerò lontano dai mie figli ingiustamente sarà un giorno in più della tua agonia”; “Vieni di persona esci i coglioni”; “Contattami perché a giorni sarò io a farlo”; “Anche se passassero 20/30 anni restituirò con gli interessi quello che mi stai facendo passare giuro fosse l’ultima cosa che faccio; “Non cerco giustizia ne soldi  (…) Ma  solo  vendetta!;  “Ascolta torna  al tuo paese qui non fa più per te l’aria è pesante”) pienamente giunte a destinazione proprio perché Lalomia sapeva che il suo “rivale” leggesse i messaggi.

Domani si terrà l’udienza di convalida e sempre domani l’uomo dovrebbe finire agli arresti domiciliari, come disposto dal Gip nel provvedimento cautelare, perché dovrebbe essere disponibile un braccialetto elettronico.

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