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Ravanusa, esplosione: 2 tecnici verso il processo. Chieste 10 archiviazioni

La Procura della Repubblica di Agrigento ha disposto la notifica dell’avviso di conclusione delle complesse indagini sulla strage di Ravanusa, nove persone morte a seguito di una tremenda esplosione: Calogero Carmina, suo figlio Giuseppe; Pietro Carmina, professore di filosofia, la moglie Carmela Scibetta,; Maria Crescenza Zagarrio, Liliana Minacori; Angelo Carmina, suo figlio Giuseppe e la moglie Selene Pagliarello con in grembo Samuele) a carico di due indagati: C. B., 88 anni, in qualità di Responsabile Tecnico della A.MI.CA. S.r.l. (impresa incaricata dalla committente Siciliana Gas S.p.A. dell’esecuzione materiale dei lavori di messa in posa della tubazione della rete distribuzione gas in Ravanusa nel tratto interessato; G. C., 76 anni, nelle qualità di firmatario del collaudo tecnico-amministrativo del Comune di Ravanusa del 25.02.1989; di direttore dei lavori e di firmatario della relazione finale sui lavori di costruzione della Rete di distribuzione di Primo Impianto in Ravanus); di Direttore Tecnico della Siciliana Gas S.p.A. (impresa committente dei lavori di messa in posa della tubazione della rete gas nel Comune di Ravanusa) accusati, in cooperazione colposa tra loro, dei delitti di disastro colposo e omicidio colposo plurimo.

Contestualmente la Procura, diretta da Salvatore Vella, ha chiesto al G.I.P. di Agrigento l’archiviazione delle posizioni dei seguenti indagati, originariamente iscritti nel Registro degli indagati: Dell’orco Pier Lorenzo; Facchini Angelo; Sabato Luca; Vignolo Valeria; Lacidogna Sandro; Limonta Agostino Massimo; Iasso Arturo; Fontana Ivan; Campo Giuseppe; Di Stefano Carmelo.

Tutti responsabili, dirigenti o tecnici della Italgas S.p.A., società incaricata della gestione della rete di gas metano del comune di Ravanusa, in seguito a fusione per incorporazione, nel 2008, della Siciliana Gas S.p.A. (precedente gestore della medesima rete).

Dal giorno delle terribili esplosioni che hanno colpito Ravanusa nel dicembre 2021 fino ad oggi, la Procura di Agrigento non ha mai smesso di acquisire elementi di prova per ricostruire con attenzione i fatti che avevano portato alla morte di nove persone, al ferimento di altre due persone o alla distruzione totale e al danneggiamento di diverse abitazioni nel centro di Ravanusa, coadiuvato dall’ottimo lavoro svolto dal Nucleo Investigativo – Reparto operativo dei Carabinieri di Agrigento, coordinati dal maggiore Luigi Balestra, e dal personale del Nucleo investigativo antincendio (N.I.A.) dei Vigili del Fuoco di Palermo, coordinati dall’Ing. Cristian Pedone. Il complesso materiale probatorio raccolto è stato compendiato ed analizzato, inoltre da un Collegio di consulenti tecnici, nominato da quest’Ufficio, composto da professori universitari ed ingegneri, oltre da un geologo, anch’egli nominato consulente tecnico dai Pubblici ministeri di Agrigento. L’egregio lavoro svolto dai consulenti tecnici di parte è stato fondamentale per ricostruire quello che è avvenuto nella terribile notte del 11 dicembre 2021 e per individuare le presunte responsabilità penali personali degli odierni indagati.

Com’è noto il procedimento penale traeva origine dall’evento disastroso verificatosi in Ravanusa in data 11.12.2021. Alle ore 20:58, la sala operativa del Comando di Agrigento riceveva una richiesta d’intervento per un’esplosione che si era verificata in Ravanusa nella zona delle vie Trilussa, Pascoli e Nuova. I Vigili del fuoco intervenuti prendevano immediatamente cognizione che l’esplosione aveva coinvolto direttamente dieci palazzine, di cui cinque erano state totalmente distrutte e cinque erano crollate parzialmente, mentre numerosi immobili della stessa area avevano subito gli effetti dell’onda barica. L’esplosione, già dai primi accertamenti svolti nell’immediatezza dei fatti, appariva riconducibile ad una fuga di gas dalla tubatura della rete sotterranea. Il personale dei vigili del fuoco, dunque, poneva in essere le operazioni di spegnimento dell’incendio causato dall’esplosione e le prime attività di messa in sicurezza della conduttura del gas collocata sotto il manto stradale di via Trilussa.

A tali operazioni partecipavano tanto la Italgas S.p.A. – attuale gestore della rete gas nel Comune di Ravanusa – quanto personale della ditta Vitalegas – ditta incaricata dello svolgimento di attività di intervento e manutenzione della rete da parte della Italgas S.p.A. Concluse le operazioni di salvataggio e recupero delle vittime, alla luce delle prime circostanze emerse, si procedeva all’iscrizione del procedimento a carico di “noti” nei confronti di soggetti, tutti rappresentati o responsabili tecnici a vari livelli della ditta Italgas S.p.A.

La Procura, inoltre, provvedeva a nominare un collegio di consulenti tecnici del Pubblico ministero e conferiva anche un incarico di consulenza medico-legale finalizzato all’accertamento delle cause della morte delle persone rimaste vittime dell’evento, il cui esito confermava l’esclusiva riconducibilità dei decessi al disastro occorso. Si procedeva, inoltre, all’escussione a sommarie informazioni di tutte le persone informate sui fatti individuate, in particolare al fine di ricostruire i momenti immediatamente antecedenti al verificarsi dell’evento disastroso, nonché di accertare eventuali precedenti segnalazioni di perdite di gas o di eventuali problematiche relative allo stato di manutenzione della rete gas del Comune di Ravanusa. Nel corso delle indagini è stato disposto, altresì, il sequestro di copiosa documentazione relativa alla realizzazione, al collaudo, alla manutenzione ed in generale alla gestione della rete gas di Ravanusa, dal momento della sua messa in posa, fino a quello della verificazione dell’evento disastroso del dicembre 2021.

La ricostruzione della dinamica dell’evento

In particolare, veniva accertato che la sera del 11.12.2021, nella via Trilussa all’altezza del civico n. 67/69, circa 15-20 minuti prima delle ore 20:49, precisamente in corrispondenza di un raccordo ad “S” della tubazione della rete gas cittadina, che scorreva sotto la via quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli, si è verificato un cedimento strutturale di una saldatura del raccordo. Questo cedimento dava luogo ad uno squarcio di grande superficie, tale da provocare una fuoriuscita di gas metano di elevata portata. Il gas, a causa delle specifiche condizioni ambientali si incanalava e si diffondeva in pochi minuti all’interno delle palazzine adiacenti attraverso la condotta fognaria e le tubazioni degli scarichi. È stato accertato che il gas aveva trovato una via privilegiata di ingresso sia nell’abitazione di Pietro Carmina (denominata Palazzina B), che nelle palazzine ubicate di fronte alla stessa (denominate palazzina E, con ingresso da via Trilussa n. 66 e palazzina E1, con ingresso da via Pascoli e via Nuova. Gran parte del quantitativo di gas si accumulava principalmente nelle palazzine E ed E1, al momento del fatto disabitate. Una quantità inferiore, ma non irrilevante, di gas si accumulava, invece, nell’abitazione di Pietro Carmina, dove in uno o più ambienti si trovava in concentrazione tale da potersi innescare.

In tali condizioni si verificava nella palazzina B l’innesco – le cui cause non appaiono determinabili con assoluta certezza, ma verosimilmente riconducibili ad un’azione degli occupanti l’immobile o al funzionamento automatico di un elettrodomestico ivi presente – che provocava la prima esplosione. Tale evento, a sua volta, determinava, a cascata, un’esplosione ben più grande, all’interno delle palazzine E ed E1, in ragione della presenza dell’ingente quantitativo di gas ivi accumulato. A seguito della prima esplosione nella palazzina B, difatti, un’onda barica investiva violentemente le palazzine E ed E1, provocando l’innesco della sostanziosa miscela esplosiva presente all’interno, anche in ragione delle elevatissime temperature raggiunte.Tale ulteriore esplosione delle palazzine E ed E1 dava luogo ad un’onda di pressione ancora più elevata, tale da determinare i crolli e la devastazione occorsa all’area circostante, per quasi 10.000 metri quadrati.

L’individuazione delle cause del cedimento Nell’ambito degli accertamenti tecnici condotti sui luoghi, alla presenza di questo Pubblico ministero, tra i giorni 4 e 7 gennaio 2022 veniva individuato il tratto di tubazione della rete gas che era stato oggetto di cedimento strutturale. In particolare, durante lo scavo effettuato in via Trilussa in corrispondenza delle palazzine denominate Palazzina B e Palazzina E, nella giornata del 5 gennaio 2022, veniva portato alla luce un tratto di tubazione caratterizzato da una frattura, estesa per almeno metà del diametro, della lunghezza complessiva di circa 3.50 metri. In tale punto i tratti di tubazione in acciaio rivestito apparivano, in particolare, collegati per mezzo di una sorta di “S”, ovvero di un pezzo formato in opera, che una volta portato alla luce è risultato fessurato in corrispondenza di una delle saldature ivi presenti, così permettendo di individuare l’origine della fuoriuscita del gas metano.

La particolare configurazione del collegamento a “S” fra i due tratti di tubazione appariva, sin da subito, riconducibile al fatto che gli stessi erano disallineati, sia sul piano orizzontale che sul piano verticale.

Alla luce del complesso della documentazione acquisita è stato accertato che il raccordo in questione fu realizzato già nell’agosto del 1988, al fine di raccordare due tratti di tubazione della rete gas:

• il primo già posato nel giugno del 1985 (consistente in un tratto rettilineo nella via Trilussa tra via della Pace e via Pascoli);

• il secondo posato nel giugno 1988 (consistente in un tratto rettilineo sempre nella via Trilussa, tra via Ciceruacchio e via Pascoli).

Le analisi sul tratto di tubatura interessato e, in particolare, sul raccordo a “S”, hanno permesso di evidenziare gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura di quel tratto di tubazione.

Dunque, l’evento disastroso occorso si è verificato a causa delle gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura del tratto di tubazione del gas contente il raccordo ad “S” sopra descritto.

Esclusione di fattori diversi e ulteriori

All’esito degli accertamenti svolti è stato escluso il concorso nella verificazione dell’evento di altri fattori concausali. Innanzi tutto, è stato escluso che abbiano avuto qualsiasi ruolo eventuali difetti legati alle tecniche e ai materiali utilizzati per la costruzione degli edifici coinvolti nel crollo. I materiali da costruzione regolarmente impiegati nelle costruzioni degli edifici civili destinati ad abitazioni non sono progettati per resistere a sollecitazioni come quelle di eccezionale magnitudo, che si sono generate a seguito dell’evento disastroso di Ravanusa. Altresì è stato escluso che siano intervenuti fattori legati alla conformazione geologica del terreno e, dunque, all’eventuale mancato intervento al fine del necessario adeguamento della rete a peculiari condizioni geologiche sopravvenute alla messa in posa. Nessuna irregolarità, inoltre, è emersa in relazione alla scelta dei materiali di riempimento degli scavi relativi alla posa. Infine, per come di seguito più specificamente rappresentato, si è escluso che la verificazione dell’evento sia riconducibile all’omessa corretta gestione e manutenzione della rete da parte del personale della Italgas S.p.a.

L’individuazione dei presunti responsabili

Alla luce delle considerazioni sopra riportate, dunque, si è proceduto all’individuazione dei materiali esecutori della saldatura non diligentemente effettuata, che aveva causato il disastro del dicembre 2021 e, conseguentemente, la morte o il ferimento delle degli abitanti delle palazzine interessate delle esplosioni.

In primo luogo, sono state individuate:

• la società concessionaria delle opere di metanizzazione al tempo della posa, individuata nella Siciliana Gas S.p.A. (nel 2008 incorporazione nella Italgas S.p.A.);

• l’impresa esecutrice dei lavori di messa in posa della rete gas nel comune di Ravanusa, individuata nella A.MI.CA. s.r.l. (incaricata dalla Siciliana Gas S.p.A.), incaricata dell’esecuzione materiale della condotta; Al contempo, si è esteso l’oggetto dell’accertamento alla ricognizione degli obblighi di diligenza e di vigilanza gravanti sui responsabili tecnici delle predette imprese, in ordine al rispetto delle prescrizioni contenute nella normativa vigente all’epoca, con particolare riferimento agli aspetti costruttivi relativi al collegamento delle tubazioni nel caso di cambiamenti di direzione, sia sul piano orizzontale che sul piano verticale.

All’esito degli accertamenti effettuati, non è stato tuttavia possibile procedere all’individuazione dei soggetti che abbiano materialmente effettuato la saldatura. È stato accertato, infine, come la rete gas di Ravanusa, al termine dei lavori di posa, era stata sottoposta a collaudo, secondo la normativa al tempo vigente. Il collaudo delle opere era finalizzato, fra l’altro, ad accertare la corrispondenza della rete alla legislazione all’epoca vigente, onde consentire l’utilizzazione della stessa in condizioni di sicurezza. La predetta normativa tecnica, inoltre, citava espressamente la possibilità di realizzare pezzi speciali, come quello ad “S” rinvenuto lungo la via Trilussa, rimandando in tal caso ai disegni costruttivi predisposti dalla Siciliana Gas, che nel caso di specie non sono stati, tuttavia, seguiti.

In definitiva, la fase del collaudo non poteva limitarsi alla sola verifica della tenuta dei punti di collegamento dei tronchi, ma doveva anche riguardare la verifica della conformità della geometria dei raccordi formati in opera da tubazioni analoghe a quelle impiegate per la posa della rete di via Trilussa.

Dalla documentazione rinvenuta è emerso che non sia mai stata effettuata una verifica della presenza di controlli non distruttivi sui giunti saldati, in violazione palese delle prescrizioni tecniche impartite dalla normativa all’epoca vigente. Non è stato possibile, invece, individuare direttori tecnici di cantiere o comunque figure che abbiano impartito direttive operative in relazione allo specifico sito di via Trilussa. In un unico verbale di visita, il verbale n. 4, veniva indicato che, per la ditta Residua, dunque, la responsabilità di C.B., nella qualità di direttore tecnico della ditta A.MI.CA. s.r.l., che, pur non avendo l’obbligo di presenza durante l’intera esecuzione dei lavori appaltati, aveva comunque l’obbligo di vigilare sull’operato, sulla qualità e sulla correttezza delle lavorazioni svolte. È stato accertato che la Siciliana Gas, in quanto concessionaria di appalto di un’opera pubblica, aveva l’obbligo di nominare almeno un direttore tecnico nell’esecuzione dei lavori di posa della conduttura del gas di Ravanusa. Infatti, la predetta figura era attiva fin dal 1962, con l’istituzione dell’Albo nazionale costruttori (ANC), che prevedeva, nell’ambito dell’esecuzione dei lavori di realizzazione di opere pubbliche, l’accreditamento per tutti gli esecutori. Proprio nella qualità di Direttore dei Lavori C. G. sottoscriveva la relazione finale sui lavori di collaudo della rete gas di Ravanusa. È indubbio, dunque che lo stesso rivestisse una posizione di responsabilità all’interno della società Siciliana Gas S.p.A., essendo concretamente delegato, per la sua competenza tecnica, allo svolgimento delle attribuzioni specifiche di vigilanza sulle modalità di realizzazione dei predetti lavori.

La posizione di Italgas S.p.A.

La Italgas S.p.A. è la società allo stato incaricata della gestione della rete di gas metano del comune di Ravanusa, in seguito a fusione per incorporazione, nel 2008, della Siciliana Gas S.p.A. (precedente gestore della medesima rete). Dal complesso degli elementi probatori acquisiti e dalle risultanze degli accertamenti tecnici compiuti non sono emersi elementi sulla base dei quali sostenere, con ragionevole certezza, una qualche responsabilità penale, anche a solo titolo di colpa, in capo ai responsabili, dirigenti o ai tecnici della Italgas S.p.A.

È stato accertato che, al momento dell’incorporazione, l’Italgas era regolarmente entrata in possesso della documentazione di collaudo della rete. Non vi sono elementi dai quali ricavare che gli uomini o le strutture della Italgas S.p.a. potessero ad alcun titolo essere al corrente del fatto che il raccordo ad “S” di via Trilussa in Ravanusa presentasse i descritti problemi tecnici relativi alla posa ed esecuzione e che necessitasse, quindi, di particolari verifiche o accertamenti. Tale mancata consapevolezza, inoltre, non appare riconducibile ad alcuna condotta negligente, imprudente o imperita attribuibile agli odierni indagati. È stato accertato, difatti, come le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuate negli ultimi tre anni dalla società Italgas S.p.A. corrispondono a quanto previsto dalla normativa vigente. Inoltre, le complesse indagini svolte hanno consentito di accertare che, in via Trilussa, non si è mai verificato alcun fatto che poteva porre in allarme il personale della Italgas S.p.a., come ad esempio precedenti fuoriuscite di gas o segni di cedimento, che avrebbero imposto verifiche e accertamenti straordinari sulla conduttura del gas oggetto di accertamento nel presente procedimento penale. un controllo più approfondito di tratti critici, incluso quello oggetto di accertamento.Tuttavia, si evidenzia come dall’analisi della documentazione acquisita – relativa agli interventi di manutenzione effettuati negli anni dalla società di gestione della rete, tanto ordinaria quanto straordinaria – non risulta che siano mai emerse situazioni similari al caso da cui è originato il disastro del dicembre 2021. In particolare, si evidenzia come nonostante diverse persone informate sui fatti, residenti in Ravanusa, abbiano riferito di aver richiesto in più occasioni l’intervento di Italgas S.p.A. in ragione di ritenute fughe di gas (percepite attraverso il tipico odore della sostanza odorigena in soluzione nel gas metano diffuso nella rete), in nessuna occasione sono emerse criticità simili a quella che ha dato origine all’evento disastroso, e in ogni caso si è sempre trattato di interventi effettuati in zone diverse da quella in cui si è verificata la rottura della tubazione. È stato accertato, inoltre, come l’unico intervento effettuato sul tratto di strada interessato riguardasse lavori relativi alla rete elettrica e non alla rete gas.

L’odorigeno

Si è proceduto, infine e per ulteriore scrupolo, a verificare la regolare immissione di odorigeno nel gas diffuso nella rete di Ravanusa da parte della società di gestione Italgas S.p.a. In natura il metano è un gas incolore e inodore, una eventuale fuga di gas, quindi, non sarebbe percepibile dall’uomo, né con la vista né con l’olfatto. Per evitare situazioni di pericolo o esplosioni, come quelle verificatesi purtroppo a Ravanusa, è obbligatorio per legge aggiungere artificialmente al metano, distribuito nella rete domestica, una particolare sostanza odorizzante per renderlo identificabile: i mercaptani. Sono i mercaptani aggiunti che danno al metano domestico quell’odore pungente, quella “puzza” per permettere di identificare più facilmente eventuali fughe di gas. L’odorizzazione del metano viene eseguita nell’ultimo tratto di distribuzione del gas, poco prima che questo entri all’interno delle abitazioni. L’accertamento sulla regolare presenza di odorigeno nel metano distribuito dalla Italgas S.p.a. a Ravanusa, a giudizio della Procura, era necessario al fine di chiarire se eventuali omissioni in tal senso, avevano avuto una refluenza causale sulle concrete circostanze della verificazione dell’evento, cioè se vi fossero state perdite di gas non avvertite dalla popolazione residente a causa della mancanza dell’odorigeno nel metano diffuso in rete a Ravanusa, nel periodo antecedente all’esplosione. L’ipotizzata mancanza dell’odorigeno (unico elemento di allarme prevista per legge nella distribuzione del metano ad usi civili) avrebbe impedito agli abitanti di via Trilussa di scoprire la perdita di gas dal raccordo a “S”, e avrebbe contribuito a causare, quindi, l’accumulo di gas negli edifici indicati, il mancato allertamento degli organi di vigilanza (Vigili del fuoco e personale Italgas) e, in ultima analisi, il mancato allontanamento precauzione dalla zona da parte degli abitanti, a causa dell’impossibilità di percepire il tipico odore pungente del metano dato dall’odorigeno. L’analisi della documentazione, tuttavia, ha consentito di accertare che la quantità di odorigeno presente nell’impianto di odorizzazione della rete gas di Ravanusa al momento del disastro e nei periodi precedenti è sempre stata regolare, oltre le soglie di guardia.

L’assunto relativo alla regolare immissione di odorigeno nella rete gas non sia smentito dall’accertata dinamica di svolgimento dei fatti.

Secondo quanto riferito nella relazione di consulenza tecnica difatti, considerate le condizioni dello stato dei luoghi (interramento, massetto di cemento, pavimentazione e tutte le considerazioni riportate nei paragrafi della relazione dedicati all’analisi degli “Aspetti geologici”) si è ritenuto che:

• almeno il 90% della portata di metano fuoriuscita dalla tubazione si sia incanalata nelle palazzine attraverso i collegamenti alla rete fognaria;

• la fuga di gas sia iniziata tra 15 e 20 minuti prima dell’esplosione, tenuto conto dell’accertata quantità di metano coinvolta nella deflagrazione, individuata dai consulenti in 118,3 mc. Tale breve lasso temporale, unito alla considerazione che il gas si sia accumulato prevalentemente all’interno delle palazzine disabitate E ed E1, rende del tutto verosimile che, purtroppo, nonostante la regolare presenza di odorigeno all’interno del gas metano disperso, nessuno dei soggetti coinvolti direttamente dall’esplosione abbia percepito la predetta dispersione di gas, dandone allarme. Ciò, ad eccezione di Giuseppe Truisi, che, invero, riferiva di aver percepito, appena qualche minuto prima dell’esplosione, un lieve odore di gas (confermando, dunque, la presenza nella rete di odorigeno) senza tuttavia che tale circostanza destasse in lui e nella moglie particolare allarme.

Le indagini giudiziarie sono concluse, ma le condotte oggi contestate agli indagati non sono state ancora definitivamente accertate.

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