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Governo vara decreto lavoro: Ecco cosa prevede

L’atteso Consiglio dei ministri del Primo maggio è durato circa un’ora e mezza e si è concluso con il via libera al nuovo decreto legge sul lavoro. Al termine della riunione a palazzo Chigi la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, si è soffermata con i cronisti per illustrare le decisioni assunte.

“In una giornata dedicata al lavoro e ai lavoratori il governo ha introdotto dei provvedimenti importanti, a sostegno delle famiglie con un ulteriore intervento sul cuneo contributivo (la differenza tra quanto costa un dipendente al datore di lavoro e quanto riceve al netto lo stesso lavoratore, ndr) e un intervento annunciato da tempo per l’introduzione dell’assegno di inclusione, a favore delle famiglie con condizioni di fragilità”, la misura ossia che sostituisce il Reddito di cittadinanza varato nella scorsa legislatura. Ha spiegato a riguardo Calderone che l’intento è “dividere la platea per meglio dimensionare gli interventi a favore di nuclei familiari che hanno soggetti che hanno diverse necessità. Interesserà i fragili: nuclei familiari che hanno over 60, componenti con disabilità o minorenni”. 

È poi prevista “una misura di attivazione al lavoro in cui l’elemento importante è che chi vuole intraprendere il percorso lo deve fare manifestando la sua volontà e dando una manifestazione di attivazione importante. Chi sarà inserito nei percorsi di formazione avrà un sostegno per la durata del percorso di formazione o una possibilità di fare il servizio civile”. 

 “Abbiamo tanti posti di lavoro disponibili, ma una difficoltà a intercettare” lavoratori disponibili, ha osservato ancora Calderone, per questo “sarà operativa in tempi brevissimi” una piattaforma per far incrociare domanda e offerta di lavoro, con “la caratteristica di favorire l’interoperabilità delle banche dati e mettere a sistema tutte le informazioni legate ai centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro, l’Inps, gli enti di formazione e le aziende stesse” . “Nel giro di pochi mesi nuovamente si interviene con una misura a favore delle famiglie – ha proseguito – Mi sembra di poter dire che il governo, rispetto a ciò che è accaduto in precedenza, è già intervenuto in manovra di bilancio con una riconferma e un aumento del cuneo. Intervenire nuovamente vuol dire avere una dimensione del fatto che è necessario dare un sostegno alle famiglie. Tutto ciò che si farà sarà tutto a vantaggio dei lavoratori, si scarica totalmente sulle buste paga”. Inoltre, “abbiamo degli interventi importanti a favore dei Neet e dei giovani disabili. Abbiamo costituito un fondo per il risarcimento delle famiglie che hanno perso i loro figli nei percorsi di alternanza scuola-lavoro”. Infine, ci sono “tanti interventi anche sul fronte della sicurezza sul lavoro e l’intensificazione dei controlli per gestire in modo più appropriato le evidenze in materia di sicurezza”.

La ministra ha anche respinto l’accusa di non avere una strategia, rivolta dai sindacati all’esecutivo: “Posso assicurare che i nostri non sono interventi spot, c’è invece una visione che poi si concretizzerà e scaricherà a terra”. In particolare, “sui contratti a termine quello che ho letto non è quello che si trova all’interno dei provvedimenti. L’obiettivo non è certamente quello di rendere più precario l’utilizzo di questi strumenti ma invece quello di rendere più agevole l’interpretazione di una norma che ha delle difficoltà applicative”. 

“Il concetto che vogliamo portare avanti è quello di dire che il decreto dignità non ha contribuito a rendere più stabile il lavoro. Se si vedono le indicazioni sui contratti a termine – ha spiegato – ci si rende conto che in Italia in media il contratto a termine dura meno di 12 mesi. Questo proprio perché c’era una evidente distorsione sulle causali di rinnovo. Noi affidiamo alle parti sociali la definizione delle causali tipiche con l’intento di utilizzare al meglio tutte le forme contrattuali cercando di rendere sicuramente anche più inclusivo il mondo del lavoro”.

Decreto lavoro: ecco i punti del provvedimento

Dai 5,4 miliardi per l’esordio dell’Assegno di inclusione, che con l’addio al Reddito di cittadinanza arriverà dal 2024, al taglio del cuneo fiscale che sale di altri quattro punti per il periodo da luglio a novembre di quest’anno, raggiungendo i 6 punti per i redditi fino a 35mila euro e i 7 punti fino a 25 mila. Ma anche più fringe benefit, ovvero i bonus aziendali non tassati (beni e servizi compresi i rimborsi per le bollette), per i lavoratori con figli: il tetto sale a 3 mila euro.   

Sono le novità dell’ultima bozza del decreto lavoro del primo maggio. Ecco i punti del provvedimento oggi in Consiglio dei ministri.

Cuneo Fiscale 

Il taglio del cuneo fiscale e contributivo per cinque mesi (non più otto come nell’ipotesi iniziale) aumenterà di altri quattro punti: per i periodi di paga dal 1 luglio 2023 al 30 novembre 2023, la misura dell’esonero salirà dagli attuali due punti a sei punti per i redditi fino a 35mila euro e dagli attuali tre a sette punti per i redditi fino a 25 mila euro.

Welfare aziendale 

Solo per il 2023, la bozza indica che “non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze” di acqua, luce e gas, fino a 3 mila euro.   

Assegno di inclusione

Arriverà dal primo gennaio 2024, come misura di “contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale”, rivolto alle famiglie in cui sono presenti disabili, minori o over-60 e che potrà arrivare a 500 euro al mese (630 euro se composta da over 67 o con disabili gravi), cui aggiungere 280 euro mensili se vivono in affitto. Verrà erogato per diciotto mesi e potrà essere rinnovato, dopo lo stop di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi. Necessario essere residenti in Italia da almeno cinque anni e avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Per avere il beneficio si dovrà iscriversi al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl).   

Strumento di attivazione al lavoro

Per gli occupabili partirà dal primo settembre 2023. La partecipazione a corsi di formazione, di qualificazione professionale o a progetti utili alla collettività diventa vincolante. Il beneficio sarà di 350 euro e al massimo per dodici mesi, non rinnovabili.   

Incentivi per le assunzioni

Ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, sarà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero del 100% dei contributi previdenziali, nel limite di 8 mila euro annui (al 50% se a tempo determinato o stagionale).   

Contratti a termine

In arrivo meno vincoli sulle causali per i rinnovi oltre l’anno (fino a dodici mesi non sono richieste) e non oltre i 24 mesi: le causali sono affidate ai contratti collettivi o, in attesa della previsione contrattuale, individuate dalle parti per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva (in questo caso comunque entro il 31dicembre 2024).

Voucher

Si alza la soglia delle cosiddette prestazioni di lavoro occasionale da 10mila a 15mila euro per chi opera nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e parchi di divertimento.

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