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Mafia e stragi, Gaspare Spatuzza torna in libertà dopo 26 anni

Sarà sottoposto a un regime di sorveglianza per i prossimi cinque anni. Gli attentati con Graviano e Messina Denaro, il rapimento di Di Matteo e l’addio alla mafia

Gaspare Spatuzza torna in libertà. Nell’aprile scorso il killer aveva chiesto di uscire dal carcere. Ora, come scrive il Corriere della Sera, la richiesta è stata accolta. 

Diventato collaboratore di giustizia, Spatuzza ha contribuito a riscrivere la storia delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Soprannominato ‘u Tignusu per la sua calvizie o l’imbianchino per il suo mestiere, era affiliato alla famiglia di Brancaccio, all’epoca guidata da Filippo e Giuseppe Graviano. 

Lunga la serie dei delitti sulla sua testa. Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 impiegata come autobomba in via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 sono morti Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. È tra gli autori materiali dell’omicidio di Don Pino Puglisi nel 1993. Ha rapito il 13 enne Giuseppe Di Matteo per vendicarsi del padre Santino e del suo pentimento.

Spatuzza ha ricevuto condanne per oltre 40 omicidi. L’Antimafia lo ha catturato nel 1997 all’ospedale Cervello di Palermo. Durante la detenzione si è iscritto alla facoltà di teologia. Da due settimane ha ottenuto la liberazione condizionale. Senza avere più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014. Ora, per cinque anni, dovrà rispettare le prescrizioni del tribunale. Tra cui quella di non frequentare pregiudicati o non uscire dalla provincia in cui prenderà la residenza senza un’autorizzazione della Questura. Il suo pentimento risale all’estate del 2008. Tra le sue dichiarazioni anche quelle che hanno mandato a processo Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio. 

La conversione religiosa. Gaspare Spatuzza ha 59 anni. E in molte occasioni ha raccontato che il suo pentimento fa parte di una conversione religiosa che lo ha fatto avvicinare al cattolicesimo. Per questo ha chiesto perdono alle vittime, ha svolto attività di volontariato, si è scusato anche con il fratello di Don Puglisi per l’omicidio. E ha pregato all’Accademia dei Georgofili, luogo della strage di Firenze di quasi trent’anni fa.

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