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Spaccio di droga e tentate estorsioni, tornano liberi quattro agrigentini 

Ordinanza cautelare annullata, e rimessi in libertà, Salvatore Incardona, 50 anni, di Palma di Montechiaro, e Stefano Sacco, 58 anni di Porto Empedocle, arrestati e finiti ai domiciliari, con braccialetto elettronico, nell’ambito dell’operazione “Fish and drug”, che ha sgominato un vasto giro di droga nella provincia agrigentina. Droga arrivata attraverso alcuni velieri. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame di Palermo, al quale si sono rivolti i difensori, gli avvocati Giuseppe Vinciguerra e Riccardo Gueli. I legali hanno sottolineato che le presunte condotte di spaccio, contestate ai loro clienti, risalgono ad oltre 3 anni addietro. Sono 48, in tutto, gli indagati e 17 le persone raggiunte da misure cautelari. L’inchiesta, in questi giorni, sta passando al vaglio del Tribunale del Riesame, per discutere le richieste di annullamento dei provvedimenti restrittivi della difesa, e l’appello della Procura di Agrigento, che ha chiesto di disporre altre 23 misure cautelari, rigettate dal gip.

Sono stati scarcerati Filippo e Giuseppe Freddoneve, rispettivamente padre e figlio, di 59 e 34 anni, di Porto Empedocle, residenti a Realmonte, finiti ai domiciliari a metà dello scorso ottobre, con l’accusa di concorso in tentata estorsione. Il Tribunale del Riesame di Palermo, ha accolto il ricorso presentato dal legale difensore, l’avvocato Daniela Principato. I giudice del Riesame hanno sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari, con l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, e il divieto di avvicinamento all’imprenditore, ritenuto persona offesa dall’ipotesi di reato. Gli indagati non dovranno avvicinarsi all’abitazione, ai luoghi di lavoro, o abitualmente frequentati dalla presunta vittima, e dovranno mantenere una distanza di almeno 300 metri. Nell’inchiesta, delle Procure di Agrigento e Palermo, condotta sul campo dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, erano stati posti ai domiciliari, l’empedoclino Giuseppe Migliara di 61 anni, e appunto i due Freddoneve. Secondo l’accusa, con messaggi, e note vocali di minacce, e foto, avrebbero tentato di imporre assunzioni di familiari ed amici, ma anche retribuzioni non dovute, e rescissione di contratti di locazione, dal dicembre del 2019 e fino allo scorso agosto, nei confronti di alcuni imprenditori, soprattutto coloro, che si occupano della raccolta dei rifiuti.

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