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Giuseppe Fonti: Peppe Vaiana. Storia Di Una Famiglia Di Giostrai. Una Storia Vera Iniziata In Una Cava Di Zolfo A Sommatino

Storia di una famiglia di giostrai.Una storia vera, iniziata in una cava di Zolfo a Sommatino, la miniera, l’inferno.
Di Danila Bonsangue, PEPPE VAIANA, dalRacconto di Giuseppe Fonti:
È ancora buio, già si sentono i tintinnii di campanelle che i carrettieri portano nei carri. È il richiamo per l’inferno. È così che viene chiamata dal popolano, una cava fatta di intrinseche gallerie e cuniculi che si diramano nelle viscere della terra. Una miniera di zolfo che da’ lavoro e vita a tanti abitanti di Sommatino e zone limitrofe, da vita ma anche morte. La Sicilia, l’istruzione è solo un privilegio dei nobili, l’ignoranza è normalità. È la fine del 1800, i tintinnii delle campanelle svegliano gli abitanti del piccolo paese. Per chi se lo può permettere, i barrocci, sono il passaggio per l’inferno, si inoltrano nelle strette stradine, sterrate, fangose, fatte con ciottoli di pietre sparse ed aspettano per pochi minuti sotto le fievoli luci dei lampioni a petrolio negli spazi del carròbbio. Sommatino, un piccolo, povero paese agricolo nel cuore della Sicilia con un unica grande piazza centrale che è il punto di incontro dei carrettieri ove abbeverano I propri animali ed aspettano nella speranza di poter fare qualche trasporto per sbarcare il lunario. I sommatinari vivono con la miniera e per la miniera. Lavorare in miniera è l’alternativa al niente. “Susiti, Peppino u carrettu unt’aspetta”. È la nonna Pina a dare la sveglia “ta susiri ca sinnò u barroccio si ni và”. Peppino è ancora un ragazzo ma come tutti, con cugini, padre e fratelli, va in miniera. I ragazzi, all’inizio hanno frenesia, come fosse un gioco avventurarsi e scendere in quelle lunghe gallerie, meandri bui , austeri con un insopportabile e acre odore di zolfo. Un entusiasmo che ben presto finisce e si trasforma in oppressione. Peppino cresce, si adegua, si irrobustisce, diventa un giovane molto simpatico, di bell’aspetto, cordiale con tutti, l’amico degli amici, tutti lo cercano, non c’è allegria in taverna senza Peppino. Il padre Gaetano, è un uomo all’antica, onesto, gran lavoratore, scelto dai padroni come capomastru.Gaetano valutava le capacita’ degli operai, cercava le soluzioni migliori nell’interesse dei padroni e a salvaguardia della vita dei minatori. L’insopportabile caldo umido, costringeva i minatori a lavorare in condizioni disumane, tutti nudi. Quello che però non riusciva ad accettare, era di far lavorare come schiavi i “carusi”, bambini, a volte di età inferiore ai 10 anni. Lui, andava contro tutti, per proteggere quei bambini dagli uomini senza scrupoli che li compravano. Le povere, ignoranti e misere famiglie, vendevano i loro figli per pochi sporchi denari. Questi uomini, senza dignità li sfruttavano, facendoli lavorare tutto il giorno come fossero animali e prendendo il loro salario, davano loro solo il minimo per nutrirsi, ma tanti e tanti ragazzi si ammalavano e morivano, non c’era nessuna legge a proteggerli. Lui si inemicava questiignobili individui, li chiamava vili parassiti camminava sempre armato e non si faceva intimorire da nessuno.Peppino cresce, nel suo cuore c’è uno spirito avventuriero, sente la necessità di evadere, viaggiare, esplorare. Così di tanto in tanto, insieme ai suoi amici, Totò Pasquale e Carmelo, si allontana dal paese, senza meta, portando qualche pagnotta ed un po di companaggio. Si và, camminando nei campi e su trazzere infangate. Per la via, di tanto in tanto trovano i “funnachi “, caseggiati di fortuna. Per strada, ogni tanto qualche carrettiere si ferma e da un passaggio ai ragazzi e sono propio i carrettieri che incosapevolmente viaggiando da paese in paese, fanno un servizio di comunicazione raccontando storie e fatti successi in posti diversi di cui altrimenti non si saprebbe mai niente. Camminando nei campi può capitare di aiutare qualche contadino che di solito ricambia con del cibo e magari una forma di formaggio pecorino. Si dorme anche in capanni di campagna, ma la cosa piu bella e restare sotto le stelle al calore di un falò a chiacchierare del più e del meno. Pasquale, Carmelo, Totò e Peppino, viaggiano da paese in paese. Delia, Canicatti, Riesi, Mazzarino, sono alcune mete dei ragazzi. Si ritorna a casa, ma non a mani vuote, sulla strada del ritorno si fa scorte di quel che si trova nei campi, olive, fichidindie ecc., ma la prelibatezza di Peppino è la vaiana ( fava) non tornava a casa senza un sacco pieno di vaiana. E per questa sua golosità che gli accollarono l’ingiuria di Peppe vaiana.Il tempo passa si avvicina il periodo della leva militare alcuni amici partono ma Peppino è contrario al servizio, non per paura ma la leva militare non è per lui “Perché devo dare un anno e piu della mia vita ad uno stato che non da niente, eccetto la miniera, che fa arrichire i già ricchi”Purtroppo ” I liggi su liggi ” e Peppe vaiana va in galera. Peppe viene sballottato in diversi posti. Il lavoro in miniera continua. Muore il fratello più grande di Peppino, Calogero, chiamato il “poeta “, l’unico in famiglia a saper leggere e scrivere, un sognatore che passava il suo poco tempo libero a scrivere poesie, viene coinvolto insieme a tanti altri in una frana. È una tragedia per tutta la Sicilia, tanti morti, famiglie intere distrutte, Sommatino e tanti altri paesi piangono i loro cari. Peppino non può rivedere il fratello.Dopo qualche tempo, finalmente, la libertà. Peppe vaiana ha perso qualche anno della sua vita ma ha imparato a leggere e a scrivere. Ritorna a casa. Tanti giorni di viaggio da Palermo a Sommatino su carretti. La morte di Calogero, il poeta, ha sconvolto tutti lasciando un vuoto incolmabile. Nonna Pinuzza non vuol sopportare una simile disgrazia. In un pomeriggio piovoso, inginocchiata davanti la statuetta della Madonna poggiata sul davanzale della finestra a pregare il suo Rosario si accascia.Una tragedia dietro l’altra non ci sara piu nonnuzza bedrra a consolare ed abbracciare i nipotini ormai cresciuti!È Carmela, la mamma di Peppino, una gran donna a cercare di rincuorare tutti.Ma quando il diavolo si infila non ci sono corna che tengono. Il papà Gaetano viene accusato, tramite voci di paese di aver causato incidenti in miniera per negligenza. I potenti vogliono farlo fuori. Ma Peppe interviene, sa di una riunione decisiva in un casolare di campagna allo scopo di eliminare il padre, si munisce di due pistole, si presenta irrompendo all’entrata e senza usare la violenza risolve la questione.Il poeta se ne è andato, adesso è Peppino il piu grande dei fratelli, Riccardo e Concetta sono ancora giovani ed ha una responsabilità verso la famiglia e la mamma Carmela glielo ricorda sempre. Sembrerebbe che Peppino, dopo tutte queste disavventue abbia frenato il suo spirito avventuriero, ma in un giorno d’ estate, una domenica di festa per Sommatino tutta addobbata per la fiera del paese, Peppe vaiana è attirato ed incuriosito da un cantastorie. Peppino è un ragazzo attraente, diverse ragazze lo notano, ma lui è ammaliato da Francesca. Approfittando della confusione, la invita ad entrare sotto il soppalco del cantastorie. Francesca, è una brava ragazza ma e’ innamorata e non resiste al fascino di Peppino ed è cosi che i due si scambiano qualche bacio. Mentre il cantastorie smonta le sue attrezzature stanco di una serata poco retribuita, Peppino lo Invita in taverna a bere un bicchiere di vino e a mangiare qualcosa. È quasi l’alba e prima di andarsene l’uomo invita Peppino ad andarlo a trovare nel suo paese e magari passare qualche periodo insieme nelle varie fiere.Altro che fiere Peppino ha in testa Francesca. Purtroppo il sogno viene infranto, i genitori della ragazza hanno deciso di emigrare in America e lei suo mal grado è costretta a seguirli.A Peppino crolla il mondo addosso,scappa da Sommatino e va dal cantastorie a Palma di Montechiaro.È facile trovare Rocco il cantastorie, tutti lo conoscono.Con Rocco le giornate scorrono veloci, c’è sempre qualcosa da fare feste in piazza, matrimoni. Durante un matrimonio nasce un secondo amore a prima vista. Alfonsina col suo fare, dolce e delicato, riesce a riempire quel vuoto che ormai sembrava incolmabile.I giorni bui sono un lontano ricordo ma una brutta notizia gli viene comunicata da un carrettiere “Peppino to patri sta murennu a tornare o paisi”.A malincuore Peppino lascia Alfonsina,il suo papà, è molto malato, la miniera lo ha bruciato, lo ha divorato, quell’aria irrespirabile e velenosa lo ha aggredito.I polmoni non ce l’hanno fatta e Gaetano se ne va. Si ritorna alla normalità ma la trappola mineraria, l’inferno, è sempre la che aspetta, ed un giorno a fine lavoro Peppino mentre usciva da quelle gallerie, con gli amici, sente un boato assordante. Cominciano a correre verso l’uscita quando una frana li travolge, si tenevano per mano, Carmelo era l’ultimo. Totò, Pasquale e Peppino crollano sotto le macerie.Al loro risveglio si accorgono della mancanza dell’amico, cominciano a scavare a mani nude fino ad insanguinarle, Peppino riesce a prendere la mano di Carmelo ma si accorge che è morto, non lo può sopportare, per stordirsi, prende un sasso e comincia a batterlo sulla mano, sino a crollare.Al risveglio, si ritrovano insieme ad altri su delle barelle in una grande tenda bianca improvvisata con dei dottori che li curano.Peppe pensa tra se e se“unnipozzu chiu sta vita unzipoffari”.Per fortuna Totò e Pasquale si erano salvati malmessi ma salvi. Dopo alcuni giorni ritornano a casa, Peppino ha delle ammaccature in tutto il corpo, ma la sua mano è fracassata ed i medici decidono di mandarlo a Palermo per sottoporsi a dei controlli specializzati.Sono lunghe giornate di attesa, visite, esami, consulti, vaiana era costretto a rimanere a Palermo per settimane e settimane, non aveva nessun posto dove andare, passava lunghe e calde giornate estive a zonzo, dormendo sulle panchine delle grandi ville. Una in particolare lo attirava, il Giardino Inglese. Nella villa oltre al chioscetto di gelati e bibite, vi erano alcune giostre, tra cui una piccola giostrina per i bambini, con i cavallucci decorati e che veniva spinta a mano, per farla girare, una grande altalena, con due barche tipo veliero, che gli occupanti dovevano far dondolare muovendo il corpo, vi era anche il puparo che dal suo piccolo palcoscenico muovendo le marionette raccontava le storie dei paladini, e non mancava la baracca, gestita da due donne gemelle, un tiro a segno, con le carabine ad un colpo che sparavano freccette. Peppino, stando lì, tutto il giorno ad oziare, aveva escogitato uno strano passatempo. Riempiva una tasca dei pantaloni di piccoli sassolini e ad ogni persona che saliva sulle barchette, passava un sassolino da una tasca all’altra, così, a fine serata, fecendo un conteggio, calcolava un probabile incasso. Stando lì, tutto il giorno, aveva conosciuto tutti i titolari e componenti delle giostre. In particolare aiutava il proprietario delle barchette un signore anzianotto che purtroppo aveva dei problemi di salute.Sono anni di povertà per tutta la Sicilia,scoppia la prima guerra mondiale.Alla miseria si aggiunge la disperazione, tanti giovani partono, tanti amici di Peppino ma lui no, non che stavolta possa decidere perché sarebbe obbligato, ma per la sua mano inferma. Ritorna a casa. Passa del tempo arrangiandosi con piccoli lavori saltuari, si reca anche a Palma di Montechiaro, ritrova Alfonsina, e gira con Rocco di piazze in piazze, stavolta per informare il publico degli eventi di guerra. Notizie che Rocco riusciva ad avere in quache caserma. Era un servizio che faceva non per lavoro ma per solidarietà verso le tante famiglie che avevano i propri cari in guerra. A Caltanissetta le comunicazioni vengono facilitate dall’ istallazione di una nuova antenna radio altissima messa su un colle che sovrasta la città. È nella piazza centrale che si riuniscono i nisseni. Rocco sul suo grande e maestoso carro, con una voce possente e calorosa, a volte anche cantando raccontava episodi e fatti di guerra, magari arricchiti con fantasia e contorni coreografici, ma che facevano capire gli eventi. Era una piazza gremita di gente e tutti lo ascoltavano con interesse sbalorditi come fossero a vedere un film. Ed è propio lì, che alla fine di una rappresentazione un signore alto e distinto, si avvicina invitandoli a casa. Li porta nella sua grande villa poco fuori dalla città. Il signore, un nobile, ha sofferto per la morte dell’unico figlio in una delle tante battaglie di guerra, un ufficiale valoroso.Rocco e Peppino, sono ospiti graditi e per qualche giorno rimangono lì. Il nobile prende a cuore Peppino e la sua tragica storia, e lo aiuta tramite conoscenze ad avere un indennizzo per il suo incidente ed una pensioncina alla famiglia per la morte del fratello. La ruota sta girando. E Vaiana sà che il treno della fortuna passa soltanto una volta, non può sbagliare. Fa la sua scelta ritorna a Palermo dai suoi amici , mal’amico più caro non c’era più, era morto, la medicina di allora era limitata.La moglie non poteva gestire da sola l’attrazione, l’arrivo di Peppino la rincuora si crea un rapporto di fiducia e collaborazione, una società. Una società che Peppino può accettare dopo aver riscosso l’ indennizzo.I giorni passano ma il lavoro scarseggia, stando sempre nello stesso posto non si riesce ad andare avanti, Peppino era abituato a viaggiare e propone di spostarsi in altri paesi. È una necessità, ma la socia anzianotta non se la sente, non può, cosi stanca di quella vita, e vende tutte le attrazioni a Peppe. Vaiana segue Rocco un esperto che conosce piazze e fiere, Totò e Pasquale lo aiutano saltuariamente alternandosi, Vaiana con l’aiuto degli amici si ” ingrandisce” costruisce dal niente alcuni giochi, con l’aiuto di qualche fabbro e falegname riesce a fare sempre di meglio per migliorare le sue attrazioni.Viaggia di paese in paese, ogni piazza cittadina è ormai terreno fertile per gli affari. Anche il fratello piu piccolo, Amedeo lo raggiunge e lo aiuta.Vaiana va a Palma di Montechiaro in occasione della festa patronale ad installare le sue attrazioni, ritrova Alfonsina ma i suoi genitori, di un rango sociale medio benestante non vedono di buon grado il lavoro nomade di Vaiana e i due innamorati fuggono. Sono felici, vivono,lavorano, viaggiano e passano sempre insieme intere giornate, non si può fare altrimenti.La guerra è finita, si ricomincia a vivere, vaiana cerca di migliorare l’attività, si sposta in nuove piazze, nuove città, sempre con il fratello Amedeo e gli amici oltre che ad Alfonsina. La burocrazia non esiste, si va si installa e si lavora.Sono passati alcuni anni la famiglia cresce è nato Gaetano. Lo segue Giuseppina, Calogero e Paolo.
Ma la vita, non è tutta rose e fiori, vi sono momenti difficili, periodi che si sopravvive a stento, lunghi periodi invernali in cui non si lavora, a volte è piu conveniente stare fermi a casa, a Sommatino o a Palma Di Montechiaro, presso i parenti ormai rassegnati, ma felici dei nipotini e quando nelle piccole piazze non si realizza il necessario per andare avanti, si va a Palermo. La storia continua e quando il caldo sole della Sicilia rispunta, si ci dimentica dei guai. E si ricomincia con l’avventura. Ed ė propio un’ avventura dietro l’ altra. Scoppia poi la seconda guerra mondiale ma tra tante difficoltà la famiglia di giostrai non molla continua ad evolversi a usare nuove tecnologiche e da una generazione all’altra nasce il Luna Park.

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