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Strage di Casteldaccia: I 5 operai morti non dovevano entrare nella vasca. Sigilli alla sede della Quadrifoglio Group. In condizioni gravissime l’operaio sopravvissuto al gas killer

La tragedia di Casteldaccia, gli operai morti erano scesi nella vasca per liberare la sonda di spurgo bloccata, ricostruita la dinamica dell’incidente nelle fogne: 

Sono scesi in tre nella prima «stanza» dell’impianto fognario per cercare di sbloccare la sonda di spurgo che era bloccata. Dopo ore di tentativi, all’improvviso, il tappo di liquami che impediva il lavoro della sonda è saltato e una massa di liquami e gas li ha investiti facendogli perdere i sensi. Gli operai sono precipitati nella vasca 3 metri più sotto. Sarebbe questa la dinamica dell’incidente costato la vita a 4 operai della Quadrifoglio Group e a un interinale dell’Amap.

La ricostruzione spiega perché i lavoratori della società che gestiva la rete fognaria per Amap in subappalto si trovassero nell’impianto e non in superficie come prevedeva il contratto. Vedendo che i primi tre operai non risalivano, sono scesi altri tre colleghi tra cui Giuseppe La Barbera, l’interinale che aveva mansioni di accertatore, doveva cioè vigilare sulle transenne piazzate in strada.

Intanto il gas killer era risalito e li ha investiti. Due sono stati trovati morti, uno è in fin di vita. Per recuperare i compagni precipitati nella vasca sono serviti i sommozzatori dei vigili del fuoco. Secondo quanto si apprende gli operai avevano chiesto l’autorizzazione a lavorare all’interno dell’impianto al direttore dei lavori e responsabile della sicurezza di Amap, sentito a lungo, ieri, dalla polizia. Il capo squadra responsabile della sicurezza della Quadrifoglio era Epifanio Alsazia, contitolare della ditta, tra i primi a morire.

La sede della Quadrifoglio Group, in via Milano a Partinico, è stata posto sotto sequestro. L’ingresso è presidiato da una pattuglia della polizia. Ieri (6 maggio) la polizia era andata nella sede della ditta, in cui lavoravano quattro dei 5 operai morti, prendendo documenti, contratti di appalto e le schede degli operai che lavoravano per conto dell’impresa a Casteldaccia. Da quanto si apprende la Quadrifoglio aveva avuto in subappalto dalla Tek, che si era aggiudicata l’appalto dall’Amap, i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia. Dalle prime informazioni sulle indagini, svolte dalla squadra mobile e coordinate dalla Procura di Termini Imerese, i 5 operai morti non sarebbero dovuti scendere all’interno della stazione di sollevamento. Il contratto di appalto stipulato da Tek con Amap, che poi lo ha subappaltato alla Quadrifoglio group, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi. Intanto, dopo avere appreso la notizia della morte dei suoi operai, Antonio Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Srl, sta rientrando in Sicilia dagli Stati Uniti dove si trova per il matrimonio di un familiare. Il suo socio Epifanio Alsazia è una delle cinque vittime.

«Ha detto che voleva andare lui. È stato il primo a scendere nell’impianto. Si poteva godere la pensione e invece era sempre il primo a intervenire». È quanto racconta Paolo Sciortino, uno degli operai scampato alla strage, ricostruendo la dinamica dell’incidente e ricordando che a scendere per primo nell’impianto sotterraneo e a essere ucciso dal gas è stato il suo capo, il contitolare della ditta che faceva i lavori di manutenzione delle fogne, Epifanio Alsazia. Nessuno dei colleghi, non vedendolo risalire ci ha pensato un secondo. Sono scesi uno dietro l’altro in soccorso del capo della Quadrifoglio Group srl, molto amato dai suoi dipendenti.

«Era il primo a intervenire quando qualcosa andava storto», ricorda Sciortino. I sopravvissuti alla strage, che saranno sentiti nel corso delle indagini, dovranno spiegare perché il titolare è sceso nella vasca, nonostante il contratto d’appalto sottoscritto dalla ditta non lo prevedeva, e se era successo altre volte come dice qualcuno.

«Ho sentito una voce che gridava “aiuto, aiuto. Venite qua, venite qua”, e mi sono avvicinato. Di solito è un intervento che si fa con la mascherina», aggiunge Sciortino, che si è salvato perché è stato l’ultimo a entrare nell’impianto e si è fermato in tempo. Ora è ricoverato all’ospedale di Termini Imerese. «Non era la prima volta che intervenivamo, già in altre due occasioni abbiamo lavorato lì e non c’era questa situazione, stavolta è accaduto qualcosa», dice.

Un altro collega: «Per noi era un lavoro di routine»

«Da diversi anni lavoriamo nel settore, sia per quanto riguarda le fognature che gli acquedotti. La Quadrifoglio Group, che ha sede a Partinico, opera con appalti nelle province di Palermo e Trapani. Quello effettuato a Casteldaccia, per conto dell’Amap, è una tipologia di lavoro abbastanza frequente. Rientra nella routine». A parlare è Alfredo Partexano, uno dei dipendenti della Quadrifoglio Group. Non riesce a spiegarsi quanto è accaduto ieri ai suoi colleghi che conosceva bene. «Ci vedevamo in azienda anche se io mi occupo di un altro settore, quello dell’amianto – aggiunge – noi compriamo regolarmente i dispositivi di sicurezza che vengono utilizzati negli interventi. Le indagini accerteranno se i colleghi li indossavano oppure no. La nostra è una ditta specializzata e la squadra intervenuta a Casteldaccia era esperta. La nostra azienda tiene molto alla sicurezza. Mi sorprenderei se venisse accertato che non avevano i dispositivi di protezione».

«Le condizioni sono gravissime per il danno multiorgano da tossicità diretta e da insufficienza polmonare con distress respiratorio».

Così i sanitari del Policlinico di Palermo sulle condizioni di Domenico Viola, 62 anni, l’operaio ricoverato in terapia intensiva in seguito alla strage. 
Viola è stato l’ultimo ad entrare tra i cunicoli e il primo ad essere preso dai vigili del fuoco e intubato dai sanitari del 118. A scampare alla tragedia, costata la vita a cinque colleghi, sono stati Giovanni D’Aleo, 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, 39 anni, e Paolo Sciortino, di 35. I tre sono stati sentiti dagli agenti della squadra mobile di Palermo che indagano coordinati dalla procura di Termini Imerese diretta da Ambrogio Cartosio.
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire tutto quello che è successo in quelle drammatiche ore a Casteldaccia per accertare le responsabilità della tragedia.
I vigili del fuoco i primi ad arrivare insieme ai sanitari del 118 hanno trovato i corpi delle vittime senza maschere. Una grave mancanza in operazioni delicate come quelle che stava compiendo la Quadrifoglio Group srl per conto dell’Amap.
Gli stessi vertici dell’azienda partecipata del Comune di Palermo non riescono a spiegare una simile leggerezza.
La presenza di gas letali per liberare le ostruzioni nelle fognature è nota. Oltre agli operai sono stati sentiti anche il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza.
I corpi delle cinque vittime Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che aveva vinto l’appalto dell’Amap; gli operai Giuseppe Miraglia, 47 anni, originario di San Cipirello, Roberto Raneri, 51 anni di Alcamo, Ignazio Giordano, 59 anni di Partinico e Giuseppe La Barbera, 28 anni, di Palermo (lavoratore interinale dell’Amap) sono stati portati all’istituto di medicina legale del Policlinico.
Si dovranno eseguire le autopsie sui corpi per accertare le cause della morte quasi certamente provocata dall’idrogeno solforato che hanno respirato e che si trovava in una concentrazione dieci volte superiore ai limiti in quei cunicoli.

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