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Funzionario di San Cataldo confessa ai magistrati: “Tangenti nel bagno di un ristorante”

Uno degli indagati dell’inchiesta sulla cooperativa “Nido d’Argento”, l’indagine che ha portato all’arresto (tra gli altri) del comandante della polizia locale di Agrigento Gaetano Di Giovanni, ammette di avere intascato tangenti e svela anche luoghi e circostanze utili all’attività investigativa. Lo scrive il quotidiano Live Sicilia. Si tratta di Aldo Raimondi, responsabile del settore politiche sociali e culturali del comune di San Cataldo, finito nelle scorse settimane ai domiciliari. Il funzionario ha ammesso il giro di tangenti al procuratore aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Giacomo Brandini, Giulia Falchi e Chiara Capoluongo. Raimondi avrebbe parlato di mazzette incassate nei parcheggi di un noto negozio di abbigliamento ma anche nel bagno di un ristorante o soldi ricevuti tra i biglietti del Gratta&Vinci. La somma ammonterebbe a circa 15 mila euro. Il tutto ruoterebbe intorno la cooperativa “Nido d’Argento” e all’imprenditore Giuseppe Gaglio. Gli amici erano ovunque: funzionari, dirigenti, amministratori. Tutti pronti ad aprire magicamente le casse degli uffici della pubblica amministrazione per pilotare appalti e fare liquidazioni con una certa velocità. E ovviamente non gratis, ma incassando mazzette o assunzioni per figli o persone collegate al proprio bacino elettorale. Alle volte «accontentandosi» anche di gioielli, denaro, olio e panettoni. Questo sistema, che si poggiava sulla filosofia del do ut des, vedeva al vertice la cooperativa sociale Nido d’argento, con quartier generale a Partinico ma che negli anni è stata in grado di espandersi in gran parte della Sicilia occidentale e anche oltre. Il presunto sistema di corruzione è stato svelato l’11 aprile dall’operazione dei carabinieri con dodici misure cautelari. Il gip Elisabetta Stampacchia ha anche disposto sequestri di alcuni beni, soprattutto denaro e conti correnti. 

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