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Diffuso nuovo identikit dell’ultimo grande latitante della fase stragista di Cosa Nostra

La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, l’ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di Cosa nostra. Sfruttando le avanzate tecnologie del servizio di polizia Scientifica sono state “rivisitate” ed attualizzate alcune foto del latitante, risalenti agli anni ’80 ed alla fine degli anni ’90, con la tecnica dell’”Age progression”. Tecnica che consiste nell’invecchiamento fisionomico progressivo, partendo dalla studio e dall’attualizzazione di alcuni specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. E’ stato realizzato un prototipo con alcune possibili variazioni degli attuali connotati del viso di Motisi. Si tratta di un ulteriore tentativo di stringere il cerchio delle indagini per arrivare alla sua cattura. Latitante dal 1998, Motisi è inserito nell’elenco dei latitanti di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno.

Giovanni Motisi, soggetto apicale del mandamento mafioso di “Pagliarelli”, sottrattosi alle ricerche dell’Autorità giudiziaria già dal 1993, è ricercato dal 1998 anche in ambito internazionale. Condannato all’ergastolo e destinatario di conseguente ordine di carcerazione, è ritenuto responsabile, con sentenze definitive, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, strage, porto e detenzione abusiva di armi da guerra, incendio doloso, estorsione ed altro, ed è inserito nell’elenco dei latitanti di Massima pericolosità, facenti parte del “Programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Di professione pasticciere presso il noto ritrovo di Palermo denominato “Baby Luna”, nel corso della sua storia criminale, Motisi si è distinto per la sua adesione all’ala stragista corleonese di cosa nostra ed era riconosciuto come un killer pericoloso e spietato. Motisi, oltre all’acclarata adesione a cosa nostra, è stato condannato per l’omicidio del 5 luglio 1989 avvenuto in pregiudizio di Puccio Antonino, fratello di Puccio Vincenzo, quest’ultimo ucciso in carcere pochi mesi prima ad opera di Giuseppe Marchese, in quanto ritenuti appartenenti ad una famiglia ostile all’ascesa criminale del Totò Riina. Ma soprattutto, egli è stato riconosciuto colpevole, con sentenza definitiva, del duplice omicidio, consumato a Palermo il 06 agosto 1985, del vice questore aggiunto dr. Antonino Cassarà, dirigente della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo, e dell’agente di scorta Roberto Antiochia. 

Motisi Giovanni, considerata la sua storica e documentata collocazione nel gotha mafioso del capoluogo siciliano unitamente alla sua militanza “militare” in seno ad uno dei più potenti mandamenti mafiosi quale quello di “Pagliarelli” – diretta propaggine sul territorio della più ampia consorteria facente capo ai “corleonesi” di Totò Riina – ha intrecciato uno strettissimo rapporto con esponenti apicali del panorama mafioso di Palermo. Al riguardo, nella sentenza nr. 5/2000 emessa dalla Corte di Assise di Palermo, Motisi Giovanni veniva indicato non solo come affiliato a “Cosa Nostra”, ma anche come quale esperto di armi nonché “killer” risoluto ed affidabile a disposizione dell’organizzazione criminale. Nella summenzionata sentenza, peraltro, a riprova delle specifiche attitudini militari del Motisi, viene riportato un episodio in cui l’utilizzo di un bazooka a disposizione del sodalizio mafioso di riferimento, arma micidiale per la quale l’odierno ricercato era stato delegato ad effettuare dei test, sarebbe servita per preparare un attentato al Magistrato Giovanni Falcone. Infine, il suo ruolo trova puntuale conferma nell’operazione “Gotha”, svolta dalla Squadra Mobile della Questura di Palermo, evidenziando come il noto Antonino Rotolo avesse deciso di concedere il benestare alla separazione della consorte del Motisi da quest’ultimo, in forza dei forti legami di “comparato” intessuti con la famiglia della donna.

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