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Agrigento, sparatoria al Villaggio Mosè: gli indagati restano in carcere

Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, pur non convalidando il provvedimento di fermo, ha disposto  la misura cautelare della custodia cautelare in carcere, nei confronti dei tre palmesi per la morte di Roberto Di Falco, il trentasettenne ucciso, venerdì sera, da un colpo di pistola all’addome nel piazzale della concessionaria al Villaggio Mosè. Si tratta di Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima, Calogero Zarbo, 40 anni e Domenico Avanzato, 37 anni. Il titolare della concessionaria, che sarebbe stato picchiato dai quattro palmesi, mentre si trovava all’interno di un’auto, avrebbe avuto la prontezza di riflessi di spostare la pistola con la mano mentre Roberto Di Falco provava a sparargli ferendolo mortalmente nel tentativo di difendersi. Tesi che è stata ritenuta inverosimile dai difensori, gli avvocati Santo Lucia e Antonino Ragusa, i quali sostengono che è stato il titolare della concessionaria a sparare. L’arma, comunque non è stata trovata. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa poco prima delle 20 il Gip fa chiarezza anche sul movente. “Nonostante alcune reticenze – spiega il Gip – è emerso pacificamente che il concessionario non aveva saldato l’acquisto di alcune auto e aveva pagato con un assegno privo di copertura”.

La procura di Agrigento ha disposto l’autopsia sul cadavere di Roberto Di Falco. Il procuratore Giovanni Di Leo, che guida l’inchiesta insieme al sostituto procuratore Gaspare Bentivegna, ha affidato l’incarico al medico legale Alberto Alongi. L’esame autoptico si svolgerà nel pomeriggio di domani, 28 febbraio, nella camera mortuaria dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

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