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Agrigento, omicidio Di Falco, gli indagati dichiarano che ha sparato Zambuto, lui e i figli armati di pistola, martello e pala

Udienza di convalida oggi davanti al Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, per i palmesi Angelo Di Falco, 39 anni, Domenico Avanzato, 37 anni e Calogero Zarbo, 40 anni, accusati a vario titolo di omicidio mediante errore di Roberto Di Falco, fratello del primo, tentato omicidio e porto illegale di arma in luogo pubblico o aperto al pubblico. Gli accusati hanno respinto ogni accusa e rilanciano. Il principale indagato, Angelo Di Falco accusato di aver provocato la morte per errore del fratello, professa la sua innocenza e accusa Calogero Zambuto, sessantenne titolare della concessionaria “AutoXpassione” che secondo gli inquirenti sarebbe stato vittima di una spedizione punitiva sfociata nell’omicidio. Di Falco dichiara: è lui che aveva la pistola, ed è lui che ha sparato.

Tesi sposata integralmente dal legale di fiducia avvocato Santo Lucia che ribalta, con il suo intervento davanti al Gip, la tesi accusatoria,  affermando che Calogero Zambuto e i suoi figli si aspettavano la reazione del Di Falco perché non avrebbero avuto rapporti commerciali corretti in tema di compravendita di autovetture, e dopo un alterco telefonico avvenuto venerdì mattina, si sono armati di pistola, martello e pala (per lavori edili) per reagire alle previste azioni violente dei palmesi.

Strana, inoltre, la presenza sulla scena del crimine stamani di Calogero Gastoni, quarantenne agrigentino con qualche criticità giudiziaria, in rapporti con Zambuto e i figli. Scena del crimine sequestrata e regolarmente cinturata. I poliziotti della Squadra mobilie e delle Volanti lo hanno trovato lì. Si è giustificato dicendo che era andato in concessionaria per dar da mangiare ai cani di Zambuto. Al momento, l’uomo è stato denunciato a piede libero per violazione di sigilli, anche se gli investigatori stanno cercando di capire il reale motivo della sua presenza nel luogo del delitto. Anche gli altri indagati negano ogni addebito e si dichiarano presenti al tragico episodio solo per puro caso e non certo per compiere il delitto o una spedizione punitiva.

Domenico Avanzato, 36 anni, difeso dall’avvocato Antonio Ragusa, ha risposto alle domande del giudice negando ogni addebito. In particolare, ha dichiarato di aver dato soltanto un passaggio all’amico Angelo Di Falco, di non aver partecipato ad alcuna aggressione né tantomeno di aver visto una pistola. Zarbo, difeso dall’avvocato Santo Lucia, ha raccontato di avere provato a trattenere il concessionario dopo avere visto che stava per usare una pistola ma di non esserci riuscito. “Ho provato a rianimare Roberto visto che sono volontario soccorritore ma nel frattempo è arrivato il figlio del concessionario con una pala in mano e ha provato a colpirlo in testa”. 

Domani, entro le ore 19, il Gip Miceli scioglierà la riserva e deciderà se convalidare o meno l’arresto dei tre indagati. I loro legali Santo Lucia e Antonio Ragusa, hanno già chiesto la revoca del provvedimento restrittivo.

Secondo la ricostruzione della procura di Agrigento, supportata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, i fratelli Di Falco, Avanzato e Zarbo avrebbero raggiunto il parcheggio della concessionaria “Auto per passione” per dare una “lezione” al titolare Lillo Zambuto. Un pestaggio, il cui movente sarebbe riconducibile ad alcune auto comprate e non pagate, che ben presto si sarebbe trasformato in tragedia con l’esplosione di un colpo di pistola che ha centrato all’addome Roberto Di Falco,  38 anni, di Palma di Montechiaro, deceduto poco dopo. Per gli inquirenti, il commerciante Zambuto, grazie alla sua prontezza di riflessi, sarebbe riuscito a deviare la pistola prima che Di Falco riuscisse a sparargli con il proiettile che avrebbe così centrato il trentottenne. Le immagini mostrano solo l’aggressione e la vittima cadere a terra ma sulla mano sono stati trovati dei segni di scarrellamento della pistola.

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