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Enna. Tensione in ospedale, Pronto soccorso al collasso, medico si sente male. Cisl: Tetti di spesa distruggono la sanità!

Il recente fatto di cronaca all’Umberto I di Enna dimostra che un ridotto numero di medici, collaborati da pochi infermieri, non può sostenere le pressione del reparto di Pronto Soccorso. Bisogna aumentare gli organici, spingere sulla medicina di territorialità e sulla costituzione di case e ospedali di comunità. Passata l’emergenza Covid i problemi restano più gravi che mai.

L’ultimo episodio d’insofferenza verificatosi l’otto dicembre all’Ospedale Umberto I culminato con l’interveto delle forze dell’ordine al Pronto Soccorso riaccende i riflettori della cronaca sull’emergenza sanitaria. Pazienti mortificati da lunghe attese, vittime della carenza di medici e infermieri sono spie di un malessere che contagia i parenti degli assistiti generando situazioni spiacevoli.

L’8 dicembre è stata una notte da incubo al pronto soccorso dell’Umberto I. Sono 

intervenute per l’ennesima volta le forze dell’ordine per sedare gli animi surriscaldati di quanti erano stanchi di aspettare il loro turno da ore.

Sul posto è arrivato il primario e quanti altri per rimettere a posto le cose. Pare che di turno fosse un solo medico coadiuvato da pochi infermieri e si sarebbe sentito male a causa dello stress accumulato.

E non sarebbe la prima volta, perché spesso tutti i reparti dell’ospedale devono mandare loro medici a supportare il personale del pronto soccorso, lasciando scoperti, così i reparti.

In pianta organica i medici sono 19 ma si è lontanissimi da questo numero ed allora i tempi di attesa per l’utenza sono davvero lunghi e snervanti. Nei giorni scorsi un bambino che aveva bisogno di alcuni punti di sutura ha dovuto aspettare ben 8 ore prima di essere visitato e curato.

“L’episodio di Enna – dice il segretario generale FP Cisl Ag Cl En Salvatore Parello – è la rappresentazione plastica di un sistema sanitario al collasso. La causa principale di questi tragici fatti è rinvenibile nella rigida osservanza dei tetti di spesa che impedisce un rapido ed esaustivo completamento del dimensionamento dell’organico, in particolare nel segmento emergenza-urgenza. Bisogna rimediare con sollecitudine alle evidenti carenze del comparto fra le quali va annoverata quella della medicina territoriale. Per alleggerire la pressione sugli ospedali bisogna dotarli di più personale accelerando sulla costituzione di case e ospedali di comunità”.

Per il segretario territoriale di Cisl Medici, Nino Porto e del rappresentante aziendale Cisl Medici di Enna, Roberto Grimaldi “i recenti fatti di Enna rivelano quanto sia ormai difficile operare nelle strutture di prima assistenza ospedaliera quali sono i Pronto Soccorso. Di fronte a tale grave situazione noi auspichiamo normalità ma anche il riconoscimento del valore di tutti quelli operatori che, pur tra mille difficoltà, continuano ad assicurare un quotidiano, primario e vitale servizio, rischiando grosso. Il personale sanitario merita anche percorsi che diano legittime opportunità di crescita professionale per questo il 18 dicembre per Cisl Medici sarà giornata di sciopero generale”.

La segretaria generale della Cisl Agrigento, Caltanissetta, Enna, Carmela Petralia aggiunge: “Se non si comprende che il sovraffollamento è la causa dell’inefficienza negli ospedali i problemi difficilmente si risolveranno. Medici, operatori sanitari, pazienti e parenti degli assistiti sono vittime di un sistema ormai ingestibile, sottoposti come sono a situazioni da girone infernale dantesco. L’episodio di Enna non è una novità come pure l’intervento delle forze dell’ordine. Tutto ciò si verifica perché il Pronto Soccorso è diventato un avamposto sguarnito, presidiato da un numero esiguo di addetti che ha visto trasformare la sua missione in quella di un reparto di degenza piuttosto che di immediata assistenza. Questo evidente stato di cose vanifica l’immane sforzo di medici e infermieri esposti a ogni rischioso evento sia professionale che extra-professionale. La pandemia – conclude Carmela Petralia – ha messo a nudo gli atavici problemi del nostro sistema sanitario nazionale ma passata l’emergenza Covid il comparto è rimasto pietrificato, Serve un’inversione di tendenza che irrobustisca la medicina territoriale dando peso ai medici e alle guardie mediche puntando anche, in modo complementare, sulla telemedicina per dare la possibilità di pronta assistenza a malati cronici, impossibilitati a recarsi in uno studio medico, o agli anziani residenti nella aree interne”.

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