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Sicilia, al capezzale della sanità pubblica malata.

Mentre la politica discute di manager non trovando l’accordo e rinviando tutto al prossimo anno, dalla sanità pubblica a quella privata nell’isola è fuga dei camici bianchi. Succede ad Agrigento, a Siracusa, a  Palermo tanto per fare alcuni esempi. Nel capoluogo il caso eclatante è quello che si è verificato all’ospedale Villa Sofia, dove ha dovuto chiudere i battenti il reparto di ortopedia perché il primario e altri medici hanno abbandonato letteralmente la struttura pubblica per trasferirsi in cliniche private.  Ad Agrigento la situazione è ormai al collasso. All’assessore regionale alla samità Giovanna Volo non è rimasto visto il precipitare dlela situazione che convocare il commissario dell’Asp 1 Mario Zappia invitando all’incontro anche i deputati regionali del collegio Angelo Cambiano, Michele Catanzaro, Roberto Di Mauro, Riccardo Antonio Gallo, Margherita La Rocca Ruvolo, Serafina Marchetta, Carmelo Pace e Giuseppa Savarino. Il Governo, in sintesi, intede chiudere il più velocemente possibile il “caso Agrigento”. Nella città dei Templi, com’è noto cinque medici del reparto di ortopedia dell’ospedale San Givanni di Dio hanno rassegnato le dimissioni. Fra questi anche il primario facente funzione, Giovanni Palmisciano. Lo stesso ha dichiarato : “A luglio ho fatto 21 reperibilità, 22 ad agosto, e non è andata meglio a settembre, turni estenuanti, ho chiesto più volte un cambiamento alla direzione ma non è successo mai niente”.

Le dimissioni volontarie, in questo contesto, assumono il significato di un tentativo di un lavoro usurante e poco gratificante, poco riconosciuto in cerca di un lavoro meno stressante, senza turni stressanti, un lavoro che non preveda nemmeno lavoro notturno e  festivo e di conseguenza la remunerazione più cospicua, o meglio, decisamente più elevata. Un quadro fosco che rischia di aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi a scapito dei cittadini utenti. Il Servizio sanitario nazionale entrerà decisamente in crisi

a fronte l’ uscita di circa 7.000 medici specialisti  cher si registra ogni anno. Inoltre  l’attuale capacità formativa della Università è pari a circa 6.000 neo specialisti, di cui solo il 65% accetterebbe un contratto di lavoro con il SSN.

“Vorremmo sbagliarci, ma tutto lascia prevedere l’ennesima beffa per i siciliani. Un esempio per tutti? La sanità, che dovrebbe essere al primo posto negli impegni del governo, soprattutto adesso che è alla canna del gas, non sembra trovare spazio nella prossima finanziaria regionale. La verità è che ai partiti interessano soltanto le poltrone della di Asp e aziende ospedaliere, non la salute dei cittadini e l’indecente faida cui assistiamo giornalmente per la nomina dei manager lo dimostra ampiamente. Ma se continua così i partiti rischiano di spartirsi solo le macerie“. Lo sostiene senza mezzi termini il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca.

Nel nostro Paese, più in generale, vi è  l’esigenza di individuare, adesso più che mai, una serie di interventi straordinari da affiancare sia alle risorse ordinarie per la spesa corrente che agli investimenti: Nel sud questa esidenza è più pressante in cosniderazione dela particolate condizione di sofferenza e di arretratezza delle strutture sanitarie pubblliche. “Ci saremmo aspettati – sottolinea il parlamentare Antonio De Luca – norme per i pronto soccorso e le liste d’attesa e incentivi per frenare l’emorragia continua di camici bianchi dal pubblico verso il privato e invece nulla, nemmeno un euro. Eppure di sanità si parla praticamente ogni giorno nel centro destra, ma per piazzare il maggior numero di bandierine possibile nelle Asp e negli ospedali. E’ ora di dire basta  a questa spartitocrazia, specie se in ballo c’è la salute dei siciliani che quotidianamente hanno a che fare con servizi pessimi e disservizi continui, nonostante il grandissimo impegno di medici e paramedici che si fanno in quattro per colmare i disastri causati dalla politica. La sanità torni ad essere veramente dei siciliani e non dei partiti”, conclude il parlamentare del M5S.

Secondo l’OMS, il Sistema Sanitario ha come compito quello di  “dare più anni alla vita e più vita agli anni”. Le cure primarie rappresentano una parte fondamentale del sistema di tutela della salute e riconoscono, come proprio livello di riferimento, quello più prossimo ai cittadini: il territorio. Il territorio è il punto di incontro tra domanda di salute dei cittadini  ed offerta di cure, è il luogo dove si deve esercitare il governo di tutte le attività non ospedaliere, dove va resa l’integrazione tra attività sanitarie-sociosanitarie-sociali. Si potrà quindi dare cittadinanza al diritto alla salute e all’assistenza sanitaria  riconosciuto sia dal Trattato europeo sia dalla Carta dei diritti fondamentali, adottata a Nizza nel dicembre 2000, attraverso la ricerca scientifica, la diffusione delle nuove tecnologie, le medicine sempre più efficaci disponibili per rispondere a bisogni veri. Altro obiettivo prioritario è il miglioramento, la semplificazione e la maggiore equità d’accesso ai servizi, infatti grande situazione di disagio si registra per le visite specialistiche e prestazioni  mediche, dove le liste d’attesa raggiungono   tempistiche incontrollabili. La povertà è in aumento, risulta sempre più ampia quella fascia di famiglie che vivono una situazione di precarietà, incertezza e vulnerabilità, hanno un indice di consumi poco superiore a quello indicato come soglia di povertà. Vi è un numero di minori poveri fra i più alti d’Europa, gli anziani non autosufficienti sono in aumento, il sud aumenta le distanze in termini di occupazione, povertà e servizi sociali con il nord. I grandi esclusi continuano ad essere, in conclusione, i giovani e gli anziani perché non c’è nessuna risposta adeguata per dare loro speranza e sicurezza alle centinaia di migliaia di fragilità che coinvolgono soprattutto gli anziani e le loro famiglie quando arrivano gli effetti delle patologie croniche degenerative.

Enza Maria Agrusa

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