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Agrigento. Droga, armi ed estorsione, cinque indagati: anche il boss Massimino

Il sostituto procuratore Gloria Andreoli ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque persone di Agrigento accusate a vario titolo di un giro di spaccio stupefacenti, possesso di armi e anche di estorsione. L’inchiesta è una “costola” della più nota operazione “Kerkent” che ha fatto luce sul clan capeggiato dal boss Antonio Massimino, attualmente detenuto al 41bis dove sta scontando una condanna a venti anni di reclusione. Nell’indagine, eseguita sul campo dai carabinieri del nucleo Operativo del Comando provinciale di Agrigento, risultano indagati lo stesso Massimino, il nipote Gerlando, Gabriele Miccichè, Marco Caruana e Giovanni Tedesco. L’indagine nasce dal ritrovamento di un mini arsenale nella villa del boss Massimino. Per questi fatti furono arrestati lui ed il nipote. L’inchiesta però si è allargata, anche con l’uso di intercettazioni, e oggi la Procura di Agrigento ha chiuso il cerchio contestando anche un vasto traffico di droga e una estorsione. In particolare, a Massimino e Miccichè viene contestato il trasporto di oltre 1 etto di cocaina che sarebbe poi stato commissionato al pizzaiolo Marco Caruana. Quest’ultimo, che ha già patteggiato una condanna a 2 anni e 8 mesi, venne arrestato subito dopo il blitz nei pressi della villa di Massimino.A Miccichè vengono contestate la cessione di oltre 4 chilogrammi di hashish e 200 grammi di marijuana e la ricettazione e detenzione di un mini arsenale composto da tre pistole e tre penne pistola. Tutti, inoltre, avrebbero trasformato un magazzino in una vera e propria centrale dello spaccio in cui veniva suddivisa e confezionata la droga. Cocaina soprattutto. Massimino e Miccichè sono infine accusati di estorsione ai danni di una persona in debito di 400 euro con il boss.

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