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Video Interviste. Agrigento. Un mazzo di 17 rose bianche per Alice, un angelo vittima di una società violenta

Leo Russo (Omceo): “I giovani non possono essere questo”

Non bastano le parole. Non basta nemmeno quel mazzo di fiori depositato questa mattina dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Agrigento, nel luogo in cui, nel maggio 2017, Alice Schembri, una ragazza, appena diciassettenne, decise di togliersi la vita, per alleggerire il vuoto lasciato da “un angelo”, come l’ha definita Leo Russo, dell’Omceo di Agrigento.

Questa mattina, alla Rupe Atenea, l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri, rappresentato dal vicepresidente Piero Luparello, dal tesoriere Gino Cacciatore e da Leo Russo, insieme con il sindaco Miccichè, ha deposto un mazzo di 17 rose bianche nel luogo in cui avvenne la tragedia.  

Presenti alla commemorazione diversi cittadini, le compagne di scuola della ragazza e una delegazione del liceo scientifico “Leonardo” frequentato da Alice.

“Rendiamo omaggio alla memoria di una ragazza che non ha avuto la possibilità di vivere in un contesto sociale fatto di amore, dedizione al prossimo, condivisione di valori – afferma Piero Luparello – La nostra società, oggi, va verso l’egoismo, la sopraffazione e la violenza e chi non riesce a portare dentro un peso così grande, talvolta compie delle scelte estreme che possono essere evitate se nel contesto sociale c’è la possibilità di aiutare le persone a superare drammi di questo genere. Alice non ce l’ha fatta. Portava un peso più grande di lei. Ricordiamola come vittima di una società fatta di violenza e soprusi, nella speranza che il futuro possa riservarci aspettative migliori”.

Il sindaco Miccichè lancia un appello alla comunità, soprattutto ai giovani: “Esorto tutti a usare meno i telefonini, i social, a sognare di più perché i sogni spesso si avverano. Basta crederci. Ed esorto il legislatore a formulare leggi e pene più dure perché questi reati sembra siano in aumento”.    

“Un angelo vittima della società, la peggiore che possa esserci, ne ha pagato le conseguenze – dichiara Gino Cacciatore – Oggi ricordiamo quanto accaduto con la speranza che fatti di questo genere, che hanno segnato non poco la nostra comunità, non abbiano più a verificarsi”.

Il profumo di un mazzo di 17 rose bianche non cancella l’amaro che questa triste vicenda lascia nei cittadini.

“C’è un angelo qui che non riusciamo a vedere – commenta Leo Russo – Credo sia giusto fare una preghiera che arrivi più lontano possibile raggiungendo i cuori dei ragazzi. I giovani non possono essere questo ma ben altra cosa e noi abbiamo bisogno di loro, della loro educazione e del loro rispetto. Non certo di violenza alla quale diciamo, a gran voce, basta”.

Era il 18 maggio 2017 quando Alice, studentessa agrigentina decise di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto alla Rupe Atenea. Video hard e ricatti sessuali, l’inchiesta sul suicidio di Alice Schembri,  violentata e filmata da quattro amici quando aveva 15 anni e poi morta suicida nel 2017, apre scenari inattesi agli inquirenti. Oltre all’indagine per violenza sessuale e produzione di materiale pedo-pornografico, aperta dalla Dda di Palermo e dalla Procura dei minori del capoluogo (due dei presunti violentatori erano maggiorenni all’epoca dei fatti, altri due lo sono diventati dopo) si procede per tentata estorsione. Uno degli adolescenti coinvolti, che avrebbe avuto anche una relazione sentimentale con Alice, sarebbe stato protagonista di diversi video che lo immortalavano mentre faceva sesso con delle coetanee. Il sospetto degli inquirenti è che il minore potrebbe aver tentato di ricattare le adolescenti, tra loro anche Alice, chiedendo denaro ed altro in cambio della mancata divulgazione dei filmati girati a insaputa delle protagoniste.

Parte del fascicolo sarebbe stata trasmessa ai pm dei minori di Palermo perché il giovane allora non aveva ancora compiuto 18 anni, mentre un’altra inchiesta, evidentemente su maggiorenni sempre coinvolti nei video a luci rosse, penderebbe davanti alla procura di Agrigento, coordinata da Salvatore Vella.

Alice a  15 anni fu costretta a fare sesso con quattro ragazzi che filmarono il rapporto e lo fecero poi girare tra i coetanei della comitiva. Una violenza da cui non si è mai ripresa. Sprofondata in una depressione senza ritorno, Alice Schembri due anni dopo si è suicidata buttandosi dalla Rupe Atenea di Agrigento. A distanza di sei anni dai fatti, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, a cui il fascicolo è stato trasmesso dai colleghi agrigentini perché viene ipotizzata, oltre alla violenza sessuale di gruppo, la diffusione di materiale pedopornografico, reato di competenza distrettuale, ha notificato a due agrigentini ora 27enni l’avviso di conclusione delle indagini, provvedimento che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio.

Il procedimento aperto a carico degli altri due indagati, che nel 2017 avevano meno di 18 anni, pende invece davanti alla procura dei minori di Palermo. Il cadavere della giovane vittima venne trovato sotto la rupe. Un suicidio annunciato in un drammatico post che la 17enne aveva pubblicato su Facebook. «Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere», scrisse la ragazza prima di uccidersi. «Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando». Parole terribili che raccontano anche del tentativo della vittima di farsi forza e convivere con il suo dramma «e in alcuni momenti ci riuscivo così bene — spiegò nel post — che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai… non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così…»

A ricostruire la violenza fu la squadra mobile di Agrigento che riuscì a recuperare il video dello stupro di gruppo. I quattro violentatori avevano fatto ubriacare la vittima e avevano abusato di lei approfittando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica. Nel filmato è evidente il tentativo della adolescente di fermare il branco. «Non voglio, non posso, vi prego, mi sento male — urlava —. Mi ucciderò».

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