La Dda di Palermo ha chiesto la misura di prevenzione della Sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza, per la durata di 4 anni, per l’ex avvocato Angela Porcello, cancellata dall’Ordine dopo l’arresto del 2 febbraio dell’anno scorso, condannata martedì 6 dicembre, a 15 anni e 4 mesi di reclusione con l’accusa di avere avuto un ruolo di primo piano nella gestione del mandamento di Cosa nostra di Canicattì.
Le prescrizioni della misura sarebbero comunque valide quando l’ex penalista tornerà libera. A decidere se applicare la misura di prevenzione saranno i giudici del Tribunale di Palermo al termine di un procedimento in contraddittorio fra l’accusa e la difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Scozzari. L’udienza camerale del Tribunale di Palermo – Sezione misure di prevenzione- per esaminare la proposta della Dda è prevista per gennaio 2023.
Quindi 4 anni sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza nonchè versamento alla Cassa delle ammende di una somma, a titolo di cauzione, di entità tale che, tenuto conto anche delle sue condizioni economiche e dei provvedimenti adottati a norma dell’art. 22, costituisca un’efficace remora alla violazione delle prescrizioni imposte.
Con 37 pagine di richiesta depositate lo scorso 12 maggio, quindi senza attendere la sentenza di primo grado, i pubblici ministeri mettono un altro tassello di chiarezza nel complicato puzzle originato dall’inchiesta Xydi che ha portato alla sbarra i personaggi più influenti del mandamento di Canicattì, tra i quali l’ex compagno di vita della ex penalista, Giancarlo Buggea.
A nulla sono valsi i tentativi di Angela Porcello di dichiararsi pronta a collaborare, anticipando dichiarazioni fortemente etero ed autoaccusatorie che, tuttavia, per gli inquirenti rappresentano ben poco rispetto alle cose già a loro note e per questa ragione hanno formulato una prognosi nettamente negativa rispetto alla volontà di collaborazione con la giustizia dell’avvocato canicattinese.
E nella loro richiesta odierna, alimentata per larghi tratti dalle ragioni del provvedimento di fermo eseguito il 2 febbraio 2021, i pubblici ministeri della Dda non usano mezzi termini e affermano: “Dovendo applicarsi misure di prevenzione personali, si evidenzia l’attualità della pericolosità del proposto, che emerge dai seguenti elementi: non vi è alcun elemento che deponga per il recesso del proposto dalla organizzazione criminale; non ha mai collaborato con l’autorità giudiziaria; è rimasto per un ampio lasso di tempo nel territorio di appartenenza; sono state accertate strette relazioni con esponenti di spicco di Cosa Nostra; le condotte non possono dirsi cosi risalenti da escluderne o eliderne l’attuale pericolosità sociale, atteso che è indagato per associazione mafiosa per reati commessi dal 2018 e sino al 02.02.2021 (data arresto); è vicino agli ambienti mafiosi già dall’anno 2014 quando ha iniziato una relazione sentimentale con l’uomo d’onore Giancarlo Buggea del mandamento di Canicattì, già condannato per partecipazione all’associazione mafiosa.”
Durissimi i giudizi ricavati dall’esame delle carte e dalle investigazioni: “Angela Porcello, indossando la toga, svolgeva il difficile e pericoloso ruolo di associato mafioso che tentava di ordire congiure, costruire a tavolino piste investigative strumentali ad una fazione di Cosa nostra, studiare e organizzare strategie interne al mandamento mafioso.”
L’ex penalista per l’accusa avrebbe “messo a disposizione non solo la sua capacità professionale ma anche il proprio studio legale per consentire lo svolgimento di veri e propri summit mafiosi ai quali partecipava personalmente avendo consapevolezza delle garanzie riservate dallo Stato agli avvocati nell’esercizio delle proprie funzioni. Ed è quest’ultimo aspetto che viene rimarcato all’infinito dai magistrati inquirenti:”… garanzie che cessavano definitivamente allorquando già all’inizio dell’indagine si era compreso che la Porcello aveva deciso di dismettere la toga ed indossare i panni della sodale mafiosa assurgendo piano piano addirittura di vera e propria organizzatrice del mandamento mafioso di Canicattì.”