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Appalti truccati, Pm: “Cuffaro al vertice di un’associazione criminale” 

La procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone – tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano – accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l’invito a comparire davanti al gip per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo l’interrogatorio il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di domiciliari avanzata per Cuffaro e per gli altri e se chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere per Romano. Cuffaro e Romano saranno sentiti dal gip il 14 novembre. 

C’è anche Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Assemblea regionale siciliana, tra i destinatari della richiesta di misura cautelare della Procura di Palermo nell’ambito di un’indagine dei carabinieri del Ros che ipotizza i reati di associazione per delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, turbata libertà degli incanti.

Totò Cuffaro, ex governatore siciliano, sarebbe stato al vertice di una vera e propria associazione criminale. Secondo l’accusa, l’ex presidente della Regione avrebbe utilizzato l’influenza derivatagli dalla lunga carriera politica e dai ruoli ricoperti nell’amministrazione regionale e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e al tempo stesso rafforzare il proprio consenso politico. I pm parlano di un comitato di affari occulto in grado di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”. L’ex governatore, per l’accusa, sarebbe stato il dominus dell’associazione “impartendo direttive ai coindagati, mediando con i rappresentanti di enti e imprese, con cui erano in corso o in esecuzione le intese corruttive, e stabilendo l’entità delle utilità indebite richieste”. Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo nell’ambito di settori nevralgici come la sanità, gli appalti e le opere pubbliche, “in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia”, dicono i magistrati. Del comitato d’affari, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte anche il capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana Carmelo Pace “membro di spicco del sodalizio, in quanto incaricato del compito di operare anche, ma non solo, nei contesti istituzionali solo a lui accessibili in virtù della carica ricoperta”- si legge nel decreto di perquisizione notificato agli indagati-; Vito Raso uomo di fiducia dell’ex presidente e segretario particolare dell’assessore alla Famiglia e Antonio Abbonato, “faccendiere a disposizione dell’associazione”. Forti dei rapporti stretti negli anni, alimentati dall’aver piazzato ai vertici di enti pubblici strategici come aziende sanitarie e consorzi di bonifica persone di fiducia, i componenti del comitato d’affari avrebbero dunque condizionato la definizione di concorsi, gare, appalti e procedure amministrative in cambio di somme di denaro, assunzioni in aziende, posti di lavoro, contratti di sub-appalto. Secondo i magistrati si sarebbero proposti alle imprese e, in generale, ai loro interlocutori come intermediari lasciando intendere di essere determinanti nell’aggiudicazione degli appalti banditi da enti pubblici o nel buon esito di concorsi. I vertici dell’organizzazione illegale dunque si erano costruiti un ruolo decisivo di intermediazione “rimanendo, poi, a disposizione in modo da favorire la massimizzazione dei profitti e rimuovendo gli ostacoli che avrebbero potuto impedire o rallentare gli esiti favorevoli degli affari”, si legge nel decreto di perquisizione.

Diversi gli episodi finiti nel “mirino” degli inquirenti: l’appalto per le pulizie all’Asp di Siracusa, il concorso per 15 operatori socio sanitari al Villa Sofia di Palermo e gli appalti del Consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale. Una grave ipotesi di corruzione, che riguarda proprio quest’ultimo Ente controllato dalla Regione, vede protagonisti alcuni degli agrigentini indagati nella maxi inchiesta e per i quali è stata avanzata richiesta di arresti domiciliari: Salvatore Cuffaro, segretario della Democrazia Cristiana; Carmelo Pace, capogruppo Dc all’Ars; Giovanni Tomasino, Direttore generale del Consorzio di Bonifica, e Alessandro Vetro, imprenditore edile di Favara. L’ipotesi sostenuta dalla procura di Palermo risale al 24 aprile 2024 ed è la seguente: il Direttore generale del Consorzio avrebbe ricevuto somme di denaro che l’imprenditore favarese Vetro avrebbe consegnato in almeno un’occasione a Cuffaro e Pace affinché le facessero pervenire al Tomasino “per orientare, anche mediante collusioni e accordi occulti tra di loro aventi ad oggetto l’esercizio strumentale della discrezionalità amministrativa e delle facoltà spettanti al Direttore, l’esito degli appalti che sarebbero stati in futuro aggiudicati da quest’ultimo Ente in maniera tale da tenere in peculiare considerazione per le relative aggiudicazioni le imprese rappresentate e sostenute dal Vetro”. 

GLI INDAGATI

La procura di Palermo, oltre che per l’ex governatore Totò Cuffaro e per il parlamentare Saverio Romano, ha chiesto gli arresti domiciliari per: Antonio Abbonato, 53 anni, (ex coordinatore della Democrazia Cristiana a Palermo); Ferdinando Aiello, 53 anni (ex parlamentare del Partito Democratico); Carmelo Pace, 54 anni, ex sindaco di Ribera e attuale capogruppo all’Ars della Democrazia Cristiana; Paolo Bordonaro, 59 anni, di Canicattini Bagni (direttore sanitario dell’ospedale di Siracusa); Alessandro Caltagirone, 54 anni, (direttore generale dell’Asp di Siracusa); Roberto Colletti, 66 anni, di Siculiana (ex direttore generale del Civico di Palermo); Paolo Emilio Russo, 62 anni, di Catania (direttore amministrativo dell’ospedale riunito Avola-Noto); Giuseppa Di Mauro, 60 anni, di Lentini (dirigente amministrativa dell’Asp di Siracusa); Marco Damone, 51 anni; Mauro Marchese, di Napoli, 65 anni (institore del centro Std); Vito Fazzino, 42 anni (Asp Siracusa); Antonio Iacono, 66 anni (direttore Villa Sofia); Sergio Mazzola, 61 anni, imprenditore di Belmonte Mezzagno; Giovanni Giuseppe Tomasino, 54 anni (direttore Consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale); Vito Raso, l’ex braccio destro e segretario di Cuffaro; Alessandro Vetro, 45 anni, imprenditore edile di Favara, già sotto indagine nell’inchiesta “Appalti e mazzette” della procura di Agrigento. 

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