
Confcommercio Agrigento: “Aumenti TARI insostenibili, così si penalizza chi tiene viva la città di Licata”
Il commercio è parte integrante della città, non un bancomat.
Nota Stampa del Presidente Provinciale di Confcommercio Agrigento, Giuseppe Caruana, e del Presidente della Delegazione Comunale di Confcommercio Licata, Francesco Gallì.
L’approvazione del Piano Economico Finanziario (PEF) 2025 e del conseguente, esponenziale aumento della tariffa TARI rappresentano un colpo durissimo e inaccettabile per tutte le imprese commerciali di Licata, con un impatto particolarmente severo sui pubblici esercizi, le attività di somministrazione e il dettaglio. Confcommercio Agrigento esprime la più ferma e profonda contrarietà rispetto a un provvedimento che rischia di compromettere la sopravvivenza stessa di oltre 250 attività, colpendo al cuore il tessuto economico e sociale della città.
L’aumento, che in molti casi supera abbondantemente il 100% rispetto al 2024, non può essere derubricato a un mero atto amministrativo neutro. Al contrario, si configura come una misura palesemente iniqua e potenzialmente devastante, soprattutto se si considera che a subirne le conseguenze saranno principalmente micro e piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che lottano quotidianamente per garantire servizi, lavoro e presidio territoriale a Licata.
I numeri, nella loro cruda concretezza, raccontano l’assurdità di una scelta che scarica sulle spalle degli esercenti un peso economico insostenibile. Confcommercio denuncia la totale assenza di un’analisi d’impatto seria e l’incomprensibile leggerezza con cui si è deliberato un provvedimento di tale portata. Chi ha approvato il PEF non sembra aver minimamente valutato le drammatiche ricadute di una scelta che rischia di far chiudere botteghe, abbassare saracinesche e generare una nuova e pericolosa ondata di disoccupazione.
Le imprese non possono e non devono essere trattate come aridi numeri in un bilancio: sono persone, famiglie, dipendenti, giovani che trovano un’occupazione stagionale, spesso l’unica fonte di reddito in un’economia fragile come quella locale. Rappresentano insostituibili presìdi di legalità e socialità, che mantengono vivo il centro cittadino e offrono servizi fondamentali a residenti e turisti.
In questo contesto, di fronte alla gravità della situazione, Confcommercio chiede formalmente al Consiglio Comunale la revoca in autotutela del provvedimento. Un atto di responsabilità e buon senso che si rende necessario per non costringere le imprese a intraprendere la via del contenzioso, ricorrendo all’impugnativa del provvedimento di fronte ad organi terzi, come il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR)**, con un inevitabile aggravio di costi e tensioni per tutte le parti coinvolte.
Parallelamente, si evidenzia la massima disponibilità di Confcommercio al dialogo, attraverso l’apertura immediata di un tavolo di confronto vero, nel quale, con spirito sereno e costruttivo, le parti sociali possano finalmente dare il proprio contributo, fino ad oggi colpevolmente assente. È fondamentale sottolineare un principio non negoziabile: le colpe di un dissesto finanziario della città di Licata non possono e non devono ricadere prevalentemente sui commercianti onesti e lavoratori.
Affermare che “le norme lo impongono” è una giustificazione parziale e inaccettabile. Le norme stabiliscono dei criteri, è vero, ma lasciano ampi margini di manovra e, soprattutto, impongono l’applicazione del principio di sostenibilità economica e sociale. In innumerevoli altre realtà siciliane, infatti, le tariffe TARI per le medesime categorie merceologiche risultano infinitamente più contenute. La domanda sorge spontanea: perché a Licata no?
Confcommercio Agrigento chiede con urgenza di individuare soluzioni correttive, avviare una revisione immediata delle tariffe e programmare misure concrete di sostegno. Servono rateizzazioni straordinarie, sgravi mirati per le attività più colpite e un approccio radicalmente nuovo alla gestione del ciclo dei rifiuti, che premi finalmente chi differenzia e penalizzi esclusivamente chi inquina.
Non si può pensare di garantire un bilancio “stabilmente riequilibrato” scaricando il costo dell’inefficienza sistemica su chi lavora. La trasparenza, tanto invocata, deve tradursi anche nello spiegare perché il costo del servizio sia aumentato in modo così vertiginoso, quali siano gli obiettivi di miglioramento e quale strategia di raccolta differenziata si intenda realmente perseguire.
Ribadiamo con forza un concetto fondamentale: le attività commerciali non sono un bancomat da cui attingere ogni qualvolta serva far quadrare i conti pubblici. Sono il motore vivo dell’economia urbana, parte integrante del decoro e della sicurezza della città. Penalizzarle significa ipotecare il futuro dell’intera comunità.
Confcommercio Agrigento conferma il proprio impegno incrollabile accanto agli operatori economici. Sosterremo le imprese con ogni mezzo legittimo a nostra disposizione e continueremo a batterci per riportare equilibrio, buon senso e ascolto nelle scelte amministrative. Il commercio non può più essere il bersaglio facile delle manovre contabili. Serve rispetto, serve lungimiranza. E serve, soprattutto, un immediato cambio di passo.